(Teleborsa) -
Nuovo intervento sui tassi della banca centrale cinese,
dopo quello annunciato a novembre. La People Bank of China, sabato scorso, ha ridotto i tassi di interesse di riferimento sulle operazioni principali di un altro quarto di punto, nel tentativo di sostenere un'economia che appare sempre più in difficoltà.
Il tasso sui finanziamenti ad un anno scende così di 0,25 punti al 5,35%.
Recentemente,
la stima flash del PMI manifatturiero elaborata dal HSBC ha evidenziato un recupero, segnalando una ripresa del
settore manifatturiero, che in realtà è solo effimera. L'aumento, oltre la soglia critica dei 50 punti, era dovuto infatti all'accumulo delle
scorte favorito dagli acquisti innescati dai
prezzi "a sconto" delle materie prime. Una conferma della stagnazione arriva anche dai dati sull'inflazione,
crollata ai minimi degli ultimi cinque anni.
L
'economia cinese, infatti, continua a navigare in cattive acque,
con tassi ci crescita che non arrivano più neanche al 7,5%, un tasso che riuscirebbe senza dubbio ad impressionare un occidentale, ma modesto e ben lontano dai tassi di crescita superiori al 10% un tempo vantati dall'economia del Dragone. A confermare questo quadro è intervenuta recentemente anche l
'agenzia S&P, che ha tagliato le stime di crescita della Cina.
In questo quadro
lo yuan ha continuato a spingere al rialzo, toccando ripetutamente la banda di oscillazione superiore nei confronti del dollaro, a conferma dei deflussi dei capitali dalla Cina, che la banca centrale non è riuscita a frenare, intervenendo ripetutamente sui
coefficienti di riserva delle banche.
La People Bank of China si unisce così allo
sforzo delle grandi centrali mondiali, come la
BCE, che ha recentemente ceduto al Quantitative Easing, o la
Bank of Japan, che ormai da tempo immemorabile mantiene una
politica fortemente espansiva per combattere la deflazione.
Anche la
Fed è apparsa ancora r
estia a ritirare gli stimoli offerti all'economia durante la seconda Grande Depressione, nonostante i
tempi sembrano maturi per una exit strategy. I motivi della prudenza? Un quadro internazionale che appare ancora molto incerto, caratterizzato da una
vasta e insidiosa deflazione, in buona parte generata dal
crollo delle quotazioni petrolifere, che si sono ridotte in pochi mesi di circa la metà.