Per l'Urss, che si era dedicata allo sviluppo del settore estrattivo, fu una terribile mazzata che si andò a sovrapporre alle situazioni di difficoltà derivanti dalle iniziative volte a ristrutturare l'intero sistema politico, sociale ed economico: per superare le inefficienze della economia pianificata e soprattutto il conflitto insanabile tra il sistema produttivo a capitale statale e quello parallelo privato che cresceva saccheggiando e sabotando il primo.
Oggi
l'Europa si trova in condizioni assai delicate: sostiene l'Ucraina nella guerra contro la Russia, dopo essersi dissanguata per un trentennio al fine di aiutare i Paesi ex-comunisti dell'Europa dell'Est nel recuperare livelli di reddito e di produzione; si trova alle prese con una
crisi pericolosissima sul versante energetico, proprio mentre aveva avviato un profondo processo di riforma strutturale a livello produttivo e sociale con il
Green Deal; deve affrontare la prospettiva di una
recessione indotta dalle politiche monetarie restrittive, adottate per cercare di contrastare una fiammata dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici che è iniziata ben prima della invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
La Russia sembra aver assorbito, almeno finora, il colpo assestatole con le sanzioni economiche e finanziarie irrogate da parte dei Paesi Occidentali e dai loro alleati: ha una bilancia commerciale ancora in attivo, un basso debito pubblico ed uno privato sull'estero all'apparenza sostenibile, anche se il tasso di inflazione è elevato e la crescita è bassa.
Gli Occidentali ritengono che l'assedio cui l'hanno sottoposta produrrà un progressivo strangolamento: per via del blocco delle esportazioni dei prodotti ad elevato contenuto tecnologico, dei pezzi di ricambio di velivoli, auto, apparati e macchinari, della chiusura degli impianti produttivi delle loro imprese e del ritiro delle banche. Per la verità,
oltre agli accordi tra i BRICS, si stanno consolidando aggregazioni alternative come lo SCO, cui anche l'Iran ha appena chiesto di aderire: c'è un assetto di cooperazione politica ed economica internazionale che va ben oltre le istituzioni nate dopo la Seconda guerra mondiale.
L'Europa si trova schiacciata: debiti pubblici elevati; forte dipendenza energetica e dall'estero per le materie prime ed i prodotti agricoli; posizione finanziaria netta verso l'estero generalmente negativa se si fa eccezione per la Germania, l'Olanda e l'Italia, mentre la Francia è passiva per oltre 800 miliardi di euro e la Spagna per poco meno di 1.000 miliardi; moneta unica fortemente svalutata sul dollaro per via dei capitali alla ricerca di più elevati rendimenti e certezze. Fronteggerà un
inverno difficile: non solo al freddo ed al buio, ma con il sistema industriale che potrebbe schiantarsi portandosi dietro quello bancario.
L'Unione europea sarà attraversata da tensioni crescenti, disgregative.
Come l'URSS, che collassò per la sovrapposizione tra riforme strutturali e crisi economica sistemica Green Deal, Perestroika fatale per l'UE(Foto: © alphaspirit / 123RF)
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