Per ipotesi di scuola, immaginiamo che venga
accettata la decisione della Russia di accettare solo rubli per il pagamento delle sue forniture di gas:
il sistema monetario internazionale cambierebbe completamente.
Il
primo problema, infatti, è quello di procurarsi i rubli sul mercato. Siccome non ce ne sono a sufficienza rispetto a questa nuova consistente richiesta, e poiché non ci sono rapporti di swap in valuta tra la Banca centrale russa e le corrispondenti per cui la prima fornisce rubli in cambio di euro o di dollari, e visto che la Banca centrale russa è stata anche esclusa dai lavori della Banca dei Regolamenti Internazionali, quella che è soprannominata la Banca centrale delle Banche centrali, bisogna chiedere i rubli ad una banca russa che ne abbia la diponibilità o che per acquisirla ne faccia richiesta alla Banca centrale russa.
In entrambi i casi,
non si tratta di una vendita di rubli a fronte della cessione di valuta straniera al tasso di cambio del giorno,
ma di un prestito di valuta, a fronte di adeguati collaterali messi a garanzia, euro o dollari, che è soggetto al pagamento dei tassi di interesse previsti per queste operazioni, che sono stati alzati dal 9,5% al 20%.
Se si agisse diversamente, vendendo nuovi rubli a fronte di ogni richiesta ed acquistando euro o dollari in cambio, non si farebbe altro che creare altrettanta moneta virtuale. Il fatto invece di dover prendere i rubli solo a prestito crea l'obbligo di rimborsarli, e questo si può fare solo esportando beni e servizi alla Russia ed ottenendo rubli in cambio. Sono i rubli presi a prestito e che si devono restituire.
Da una moneta sempre più virtuale, legata alla finanza, come sono diventati progressivamente i dollari, gli euro o gli yen, si tornerebbe ad una moneta legata alla economia reale, al rublo, che serve innanzitutto agli scambi.
Se tornasse l'ancoraggio della moneta all'economia realeRublo, Commodity based Currency
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