La
spesa per interessi, e questo è davvero curioso, è prevista in calo continuo, nonostante tutti siano convinti che la BCE sia già orientata a concludere il PEPP appena la emergenza sanitaria sarà conclusa, si spera entro la prossima primavera. Si prevede, infatti, che il peso degli interessi sul PIL passi dal 3,4% di quest'anno al 2,9% nel 2022, al 2,7% nel 2023 e al 2,5% nel 2024. In cinque anni, tra il 2020, quando la spesa per interessi fu del 3,5% del PIL, ed il 2024, quando appunto si prevede che sarà solo del 2,5% del PIL. Una prospettiva davvero rosea.
Ma quella che sembra ancora più strana è la dinamica degli investimenti, del cui rilancio tanto si parla. Testualmente, nella NADEF si scrive: "
Il gap di investimenti pubblici originato a seguito della crisi economico-finanziaria risulterà completamente colmato alla fine dell'orizzonte previsto. Nel 2024, la spesa per investimenti fissi lordi a legislazione vigente valutata a prezzi costanti tornerà, infatti, a collocarsi su di un livello superiore a quello del 2009. Il rapporto tra investimenti pubblici e PIL sarà, tuttavia, circa 0,2 punti percentuali inferiore al picco del 3,7% raggiunto nel 2009, per effetto di un livello atteso del PIL nettamente superiore".
Il contributo del Recovery Fund europeo (RRF) sarà davvero misero: in percentuale sul PIL, il totale delle spese correnti finanziate da sovvenzioni (trasferimenti europei da non rimborsare) sono pari allo 0,1% nel 2021, allo 0,2% nel 2022 e nel 2023, ed ancora allo 0,1% nel 2024. Il totale delle spese in conto capitale finanziato con sovvenzioni sarà pari allo 0,2% del PIL nel 2021, allo 0,5% del PIL nel 2022, allo 0,6% del PIL nel 2024 ed allo 0,4% del PIL nel 2024. Per quanto riguarda le spese in conto capitale finanziate invece con prestiti europei (somme che sono dunque da rimborsare), ammontano allo 0,4% del PIL nel 2021, allo 0,6% nel 2022, allo 0,8% nel 2023 ed all'1,4% nel 2024.
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