Quello delle
tasse ecologiche è un giochetto che pare fatto apposta per rendere felici i Ministri delle Finanze: vendendo all'asta le quote di CO2, che i produttori di energia elettrica devono comprare in misura corrispondente alla quantità emessa, gli Stati incassano soldoni.
Ed i cittadini vedono schizzare alle stelle gli importi delle bollette elettriche.
In pratica,
ogni sistema di generazione di energia elettrica ha un coefficiente tipico di emissione di CO2 per KWh prodotto: è molto alto per le centrali alimentate a carbone e per quelle ad olio combustibile, mediamente alto per quelle che vanno a gas naturale, assai basso per gli impianti da fonti rinnovabili come eolico e solare, praticamente nullo per gli impianti nucleari.Da ciò deriva che, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, a livello europeo è stato deciso che si devono
penalizzare i produttori che utilizzano le fonti fossili in quanto producono molta CO2, e si devono
favorire i produttori che producono energia elettrica con fonti rinnovabili o con impianti nucleari. Così facendo,
si rende più cara l'energia elettrica da fonti fossili e se ne disincentiva la produzione.
Si mettono dunque
all'asta un numero di quote di CO2, che viene diminuito ogni anno in modo da raggiungere progressivamente gli obiettivi di riduzione delle emissioni: nel secondo trimestre di quest'anno, dopo aver detratto una quota del 10,7% dei proventi incassati che viene destinata alla Modernizzazione degli impianti,
il resto è stato ancora una volta riversato all'Erario di ciascuno Stato in quanto rappresenta una forma di tassazione ambientale, in base al principio di proporzionalità e di corrispettività secondo cui "chi più sporca, più paga".
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