"Finché c'è questa crisi, abbiamo un domani": queste parole valgono solo per chi sta al governo e spera così di continuare a sopravvivere.
"Non abbiamo un domani, con questa crisi": queste
parole valgono invece per tutti noi, nessuno escluso. Perché nessuno ne uscirà vivo. Andando avanti così: un'ondata dopo l'altra, un virus dopo l'altro, senza cure e senza vaccini.
"Arriva l'Europa! E sistema tutto": così replicano, e chiudono la bocca a chi si preoccupa per come stanno andando le cose.
Intanto,
cadremo tutti, come tanti burattini senza fili: prima i
piccoli commercianti condannati alla chiusura dei loro esercizi per evitare i contagi, poi gli
artigiani ed i
professionisti, poi i
dipendenti delle ditte private che verranno licenziati, infine i
dipendenti pubblici ed i
pensionati. Sono privilegiati, e vanno messi a regime pure loro: crolla il gettito fiscale e quello previdenziale.
Un po' alla volta, si finirà tutti nel gorgo,
banche comprese. Ed anche le
Borse, per quante acrobazie potranno fare le banche centrali.
Nessuno oggi se la sente di
contestare duramente la gestione sanitaria e soprattutto le risposte che si affastellano un giorno dopo l'altro, mettendo sul piatto miliardi di euro ogni volta solo per tamponare, per
chiudere gli occhi davanti alle
conseguenze catastrofiche che si sono già determinate.
Se qualcuno si oppone, la domanda beffarda è la stessa: "E voi, al posto nostro, che cosa fareste?". Non ci sono cure, non ci sono ancora vaccini.
Sono tutti Sovrani: decidono con DPCM, Ordinanze di Ministri, Presidenti di Regione, Sindaci, Presidi di istituto: un marasma.
La crisi ha
bloccato anche la dinamica politica: bisogna remare tutti insieme, tutti dalla stessa parte. Il governo non può essere lasciato solo, anche l'opposizione deve sostenerlo in qualche modo:
servirebbe un tavolo di confronto per verificare le iniziative in via preventiva. Il Parlamento non serve ad altro se non a mettere un timbro formale su decisioni che, una volta adottate per decreto, non sono più modificabili.
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