(Teleborsa) - L’andamento delle
vendite al dettaglio di febbraio, registrato dall’
Istat, mostra nel complesso una leggera crescita (+0,7%), generata dal rimbalzo dei dati del comparto non alimentare (+1,7%) che recupera il calo del mese precedente; in flessione al contrario i beni alimentari (-0,6%).
“I dati positivi del non alimentare sono incoraggianti ma non ancora in grado di indicare un recupero del settore. Pesante la flessione del comparto alimentare, considerando che la crescita inflattiva generale, sospinta dal conflitto in Ucraina, rischia di pesare ulteriormente sull’andamento dei consumi.”, ha commentato
Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di
Federdistribuzione. “Le aspettative di una ripresa nel breve termine restano basse, anche la Pasqua, con l’attesa dei consumi legati all’avvio della bella stagione, si presenta sottotono e nell’alimentare la cautela negli acquisti potrebbe impattare sulle vendite di prodotti stagionali e da ricorrenza", ha aggiunto.
"Il dato odierno sulle vendite al dettaglio se da un lato è una boccata di ossigeno per le imprese, anche per quelle di piccole dimensioni, che nei mesi di gennaio e febbraio registrano una crescita dell’8,9% in valore rispetto al 2021 - un risultato che, pur ridimensionandosi al 7% in volume, è senz’altro significativo – dall’altro, però, ancora non registra l’onda d’urto della guerra in Ucraina che ha purtroppo frenato la ripresa in corso". Così, in una nota,
Confesercenti. La contenuta crescita rilevata per le vendite a volume (+0,4%) nel mese di febbraio non modifica il profilo di indebolimento della domanda registrato negli ultimi mesi, in quanto si configura principalmente come un moderato recupero rispetto alla riduzione registrata a gennaio (-0,8%), dato rivisto oggi al ribasso. La più penalizzata è la componente alimentare, su cui cominciano a pesare anche gli effetti degli aumenti dei prezzi indotti dai rincari registrati alle fasi antecedenti il consumo. In questa situazione le piccole imprese, su cui gravano anche gli ingenti aumenti dei costi di gestione indotti dai rincari dell’energia, sono quelle che mostrano una situazione di maggiore difficoltà. Nel confronto a valore con i primi due mesi del 2019 per questa tipologia di imprese il calo delle vendite è dello 0,7%. Questo il commento dell’
Ufficio Studi Confcommercio. “Da mesi denunciamo come gli aumenti spropositati dei prezzi registrati in Italia sui beni di prima necessità come pane, pasta, frutta e verdura, avrebbero avuto conseguenze sulla spesa delle famiglie – ha spiegato il presidente di
Assoutenti,
Furio Truzzi – Oggi arriva la conferma dell’Istat, che registra a febbraio un tracollo per le vendite dei beni alimentari che scendono del -1,9% in volume su base tendenziale”. “Il taglio della spesa alimentare da parte degli italiani è un segnale allarmante che deve spingere il Governo ad adottare misure straordinarie, soprattutto in considerazione dell’andamento al rialzo dell’inflazione – prosegue Truzzi – Serve ricorrere ai prezzi amministrati almeno per i generi di prima necessità come i beni alimentari, per bloccare le speculazioni e contrastare gli effetti del caro-bollette e della guerra in Ucraina”.
"Dati inaspettati positivi, ma pesa l'effetto prezzi. Il rialzo, infatti, è in buona parte dovuto all'inflazione che a febbraio era già decollata a +5,7%. Su base annua, infatti, se le vendite in valore salgono del 4,3%, quelle in volume, ossia depurate dall'effetto dovuto alla dinamica dei prezzi, aumentano solo dell'1,9% Anche nel confronto mensile si scende da +0,7 a +0,4%. Insomma, in parte si tratta solo di un'illusione ottica", ha invece affermato
Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.