(Teleborsa) - “Rapporto Sport 2023 è un rapporto ricco, che mette in evidenza sia l'impatto dell’industria dello sport sul Pil che il ritorno sociale degli investimenti. Per noi e per Sport e Salute è fondamentale è infatti importante valutare quanto le risorse, pubbliche o private, ritornino alla società in termini di benessere”. Così
Beniamino Quintieri, presidente dell'Istituto per il credito sportivo (Ics), a margine della presentazione del
Rapporto Sport 2023, la prima ricerca di sistema sull’industria sportiva tricolore promossa dall’Istituto per il Credito Sportivo e da Sport e Salute, alla presenza del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. La ricerca ha l’obiettivo di evidenziare la rilevanza economica e la capacità di generare benefici sociali addizionali del settore Sport.
Il settore dello Sport ha raggiunto in Italia una dimensione economica rilevante pari a
circa 22 miliardi di euro, con un contributo al PIL nazionale dell’
1,3%. Si conferma una vera e propria industria, con un potente effetto leva in termini di ricadute economiche, stimato in 2,2x e un’incidenza significativa a livello occupazionale.
Il settore conta circa 400mila addetti attivi lungo la filiera estesa dello Sport, che vede la presenza di oltre 15mila imprese private e circa 82mila Enti non profit.
Riqualificare e potenziare il patrimonio edilizio sportivo significa migliorare la fruizione degli impianti e contestualmente combattere il tasso di sedentarietà:
più di 38 milioni di italiani non pratica Sport e solo un quarto della popolazione svolge attività sportiva in modo continuativo. È necessaria un’azione di sistema per la costruzione di una cultura dello Sport, attraverso politiche multisettoriali in un’ottica sinergica tra pubblico e privato.
Il Rapporto Sport 2023 propone anche
una riflessione anche sugli elementi di debolezza del sistema sportivo, messi in luce dalla pandemia e dalla crisi energetica innescata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Il Covid ha mandato in fumo quasi 4 miliardi di Pil, segnando un drastico crollo degli investimenti (-76% nel 2020, con un parziale recupero nel 2021), mentre la crisi energetica ha compromesso l’equilibrio finanziario di molte strutture, fortemente penalizzate dall’aumento delle bollette di elettricità e gas che, nei picchi massimi delle quotazioni, sono arrivate a incidere fino al 45% dei costi fissi totali.
"Il segno lasciato dalla pandemia e l’impatto degli shock energetici connessi alle tensioni geopolitiche internazionali - sottolinea il report - mettono le istituzioni pubbliche e il sistema sportivo di fronte alla necessità di avviare una fase di ristrutturazione e rinnovamento del mercato attraverso tre principali linee di intervento: investimenti, cultura sportiva e imprenditorialità, con l’obiettivo di valorizzare il grande potenziale di impatto sociale ed economico dello sport".
Tra i problemi irrisolti c’è quello infrastrutturale con il
perdurante divario tra nord e sud. Nel Mezzogiorno, infatti, è localizzato solo il 26% degli impianti nazionali, mentre il 44% del totale del Paese, è stato realizzato negli anni ’70 e ’80, in gran parte inefficiente in termini di sostenibilità economica e ambientale. ambientale. L’8% degli impianti non è funzionante, un dato che in alcune aree del Sud raggiunge il 20%. La sfida principale è rendere più efficiente e capillare la rete di infrastrutture sportive, intercettando i megatrend legati alla transizione verde e digitale e assegnando priorità di intervento alle aree del Mezzogiorno.
(Foto: kinkate)