(Teleborsa) -
Si scaldano i motori per la prossima Manovra d'autunno, con un percorso tutto in salita e vecchi e nuovi problemi da affrontare. Lunedì la prima
riunione a Palazzo Chigi dopo il rientro della
Premier Giorgia Meloni dalle sue ferie in Puglia. "Per lunedì è già fissata una riunione dei capigruppo di maggioranza sulla Manovra a Palazzo Chigi", ha confermato oggi Maurizio Lupi di Noi Moderati.
Una cosa è certa: la coperta è sempre più corta. Conti alla mano si parla di una
Manovra da 25-30 miliardi, per la proroga del taglio al
cuneo fiscale che vale da sola circa 9 miliardi, per i
premi di produttività, per un primo mini intervento sulla
riforma fiscale, per l'avvio del
Ponte sullo Stretto di Messina, per la
sanità e per il rinnovo dei
contratti del pubblico impiego, inclusi quelli della scuola per il triennio 2022-2024. Una Manovra più piccola richiederebbe di
rinunciare a qualcuno di questi capitoli di spesa o rinviare misure già annunciate, ad esempio la riforma del fisco.
Lato risorse il piatto piange: 4,5 miliardi sono stati messi a disposizione dallo
scostamento emerso nel DEF dell'aprile scorso, derivante dallo scarto tra il deficit tendenziale previsto il prossimo anno (3,5%) e quello programmatico (3,7%); 1,5 miliardi potrebbero essere racimolati con una
spending review dei ministeri.
E queste sono le
uniche risorse certe, perché ad oggi sembra
difficile che, nel contesto del dibattito europeo per la riforma del Patto di Stabilità, Roma possa presentarsi al tavolo delle trattative con Bruxelles con la
richiesta di un maggior deficit per finanziare la Manovra. Una ipotesi che il Ministro dell'Economia
Giancarlo Giorgetti non vuole proprio considerare ed ha infatti parlato a Rimini di una manovra "complicata", mentre da più parti nella maggioranza si ragiona sull'ipotesi di
alzare un po' più l'asticella con maggiore o minore spregiudicatezza.
Le
stime economiche per gli ultimi due trimestri del 2023 non lasciano margini di flessibilità: di fronte ad un'economia mondiale in evidente rallentamento, l’Istat ha stimato un PIL del secondo trimestre in contrazione dello 0,3%, ma è atteso un ulteriore rallentamento nella seconda metà dell'anno e
l'obiettivo del DEF di un PIL 2023 a +0,9% sarebbe già un risultato importante.
Fra le risorse anche la
tassa sugli extraprofitti delle banche, che però darà un gettito piuttosto modesto e più vicino al miliardo che ai 2 miliardi iniziali, una volta che saranno
esclusi gli istituti più piccoli e le banche di prossimità, come richiesto da Forza Italia. Un'entrata che oltre ad essere una
una tantum e, quindi, non valevole per interventi di natura strutturale, sarebbe anche più simile ad un'anticipazione, visto che fra le modifiche allo studio c'è anche la
deducibilità.
Fra i possibili interventi anche
un'azione chirurgica sulle esenzioni fiscali (detrazioni, deduzioni, imposte sostitutive, aliquote ridotte, crediti di imposta e così via) prevista anche dalla delega fiscale.