(Teleborsa) - "Sono 99 le donne uccise in Italia tra il 1 gennaio 2024, un fenomeno che, seppur in lievissima riduzione rispetto ai femminicidi registrati nel 2023, conta circa una vittima di omicidio ogni tre giorni, a conferma che la violenza sulle donne è un problema sempre più strutturale e sociale molto grave, che coinvolge la salute pubblica. Gli atti di violenza nella coppia che colpiscono le donne originano da un sistema di credenze culturali, nelle quali rientrano lo stereotipo di superiorità maschile attribuito agli uomini rispetto alla figura femminile, ed il patriarcato (concetto antico ed obsoleto) che considerano la donna in una posizione gerarchicamente inferiore all'uomo". È quanto afferma
Donatella Possemato presidente di Donne for Life e Impresa per la Vita in una nota diffusa in occasione del 25 novembre.
"Tra le cause dei comportamenti violenti dell'uomo sulla donna – spiega
Possemato – ci sono: l'incapacità di elaborare l'abbandono (dietro cui si cela la mancata elaborazione del distacco dall'amore genitoriale della madre) e la gestione delle emozioni e delle fragilità che l'uomo si nega. Tutto questo a volte sfocia in una aggressività e violenza omicida, perché manca una solida struttura emotiva per affrontare la rabbia ed i traumi irrisolti. Ed ecco che la violenza diventa lo strumento per esercitare il dominio sulla donna, come unico modello e strumento di controllo, sia fisico che psicologico, nella convinzione che la donna sia una proprietà dell'uomo: violenza fisica, che è una lotta impari tra i sessi, poiché l'uomo è per sua natura più forte della donna. Inoltre, le dipendenze da alcool e droga, di cui oggi si fa un uso smodato, aggravano la morbosità e le dinamiche violente".
In tale scenario – questo il messaggio della
presidente di Donne for Life e Impresa per la Vita – "servono nuovi modelli culturali, promuovere l'uguaglianza di genere, il rispetto reciproco, e sin da piccoli educare gli uomini a gestire le proprie emozioni, senza temere di essere giudicati fragili; insegnare ai giovani che l'emotività e la fragilità appartengono anche al genere maschile, e che il disagio, se represso, si trasforma in rabbia e violenza compulsiva; diffondere tra i giovani la consapevolezza delle proprie azioni e responsabilizzarli anche da bambini propri errori".
Diventa fondamentale introdurre all'interno delle scuole figure professionali di supporto ai giovani per intercettare i disagi nelle relazioni tra i sessi, che si manifestano già nel contesto scolastico dove si trascorre molto tempo ed il confronto con gli altri fa scaturire problematiche che, con l'aiuto di professionisti, possono essere più facilmente intercettate; diversamente da quanto accade nelle famiglie, dove non si vede o non si vuole vedere.
Si deve necessariamente intervenire con leggi più severe, certezza della pena ed in breve tempo, un'informazione chiara sulle azioni da intraprendere, efficacia e velocità di applicazione dell'iter di messa in sicurezza della donna che denuncia. Questi interventi devono mettere in sicurezza la vittima che denuncia preservandola da quella cultura becera che ha alimentato lo scoraggiamento da parte delle vittime di violenza a denunciare, per "paura del dopo o ancor peggio di essere giudicate "
Inoltre i media sono chiamati a dare il loro contributo al cambiamento culturale, attraverso la comunicazione responsabile dell'immagine della donna, del rispetto della sua persona, per cui la scelta di indossare abiti succinti non può essere veicolato come pretesto per diventare preda e giustificare atti di violenza intollerabili.
Difendere e proteggere una giovane donna significa anche prendersi cura della sua forza generatrice
In ognuna che subisce violenza fisica e psicologica non c'è solo la vita di donna che va rispettata e tutelata, ma anche il ruolo di una futura madre che porta in sè il miracolo della vita che può donare. La violenza uccide la donna e compromette anche la possibilità di futuro della specie.
Donatella Possemato presidente di Donne for Life e Impresa per la Vita