(Teleborsa) -
Il Tribunale di Modena ha accolto un ricorso presentato dagli avvocati Irene Lo Bue, Fabio Ganci e Walter Miceli per conto di un docente che aveva richiesto il riconoscimento delle
25 ore di formazione obbligatoria svolte fuori dall’orario di servizio sui temi dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. La decisione conferma che tali ore devono essere
considerate orario di lavoro e, di conseguenza,
retribuite.
Secondo il Tribunale, in base alla giurisprudenza eurounitaria, "il
lasso di tempo durante il quale un lavoratore segue una
formazione professionale impostagli dal suo datore di lavoro, che si svolge
al di fuori del suo luogo di lavoro abituale, nei locali del prestatore dei servizi di formazione, e durante il quale egli non esercita le sue funzioni abituali,
costituisce 'orario di lavoro'"..
Questa sentenza
conferma una battaglia portata avanti da anni da Anief, sencodo cui la formazione obbligatoria imposta al personale docente non può essere considerata un’attività gratuita, ma deve essere sempre retribuita.
"Grazie alle nostre azioni, il diritto alla remunerazione delle attività di formazione obbligatoria è oggi riconosciuto non solo dai Tribunali, ma anche dal nuovo CCNL, entrato in vigore il 19 gennaio 2024", afferma
Marcello Pacifico, presidente di Anief, esprimendo soddisfazione per questa importante vittoria giudiziaria. "Per il personale docente - spiega il sindacalista - la
formazione avviene in orario non coincidente con le ore destinate all’attività di insegnamento di cui all’art. 43. Le ore di formazione ulteriori rispetto a quelle di cui all’art. 44, comma 4, sono
remunerate con compensi, anche forfettari, stabiliti in contrattazione integrativa, a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa di cui all’art. 78£".