(Teleborsa) - Una possibile acquisizione di
Commerzbank da parte di
UniCredit è "
un'operazione sfidante, ma con spazio per creazione di valore". Ne è convinta
Equita, che ha analizzato il potenziale deal a seguito dell'acquisto del 9% del capitale della banca tedesca da parte dell'istituto guidato da Andrea Orcel.
Gli analisti ritengono lo
scenario di business combination come quello più probabile, mentre considerano improbabile un rilancio da parte di altri player: non sarebbero nella condizione di presentare offerte migliorative rispetto a quella di UniCredit , mantenendo un livello di capitale adeguato e realizzando una soddisfacente EPS accretion.
Assumendo una transazione dove i) UniCredit riconosce una valutazione di Commerzbank pari a circa 20 milioni di euro (30% premio sul prezzo undisturbed, 10% sui prezzi attuali), ii) un'operazione 45% cash/55% paper, iii) sinergie lorde per 600-650 milioni di euro, gli analisti vedono: i) potenziale per
EPS accretion in area double-digit (circa il 15%) con sinergie a run-rate, ii) ROIC a circa il 17%, iii) CET1 in area 13% e iv)
mantenimento della politica di remunerazione della banca.
"A nostro avviso, UniCredit
potrebbe spingersi fino a un premio del 40% per continuare a realizzare un'EPS accretion soddisfacente senza sacrificare la solidità patrimoniale e la distribuzione. Sebbene una potenziale business combination UniCredit-Commerzbank presenti elementi di complessità (sottolineiamo tra gli altri rischi politici, di integrazione, di generazione di sinergie…), a nostro avviso gli aspetti positivi superano quelli negativi, lasciando spazio alla creazione di valore", si legge nella ricerca.
Tra gli aspetti positivi vengono citati: l'acquisizione di una posizione di leadership in Germania, con spazio per generazione di
efficienze difficilmente raggiungibili da HVB standalone e per cogliere maggiori opportunità di crescita; la possibilità per UniCredit di estendere il proprio catalogo prodotti su una rete internazionale più ampia; potenziale miglioramento del credit rating, con spazio per un'ulteriore riduzione dei costi di finanziamento istituzionali.