(Teleborsa) - Un
mestiere "prezioso" quello dell'orafo che crea
oggetti di valore e, al contempo, garantisce crescita economica: dalle tecniche già note nell'età del bronzo agli strumenti al laser di oggi con un
interrogativo sempre di sottofondo: quali processi permettono di dare alle superfici di gioielli o accessori moda la migliore finitura possibile senza un utilizzo eccessivo e costoso di metallo prezioso? In soccorso viene la ricerca scientifica, e anche in questo campo l'Italia ha molto da offrire
all'industry globale dell'oreficeria e gioielleria.A
Oroarezzo, salone internazionale di
Italian Exhibition Group dedicato alla manifattura orafo-gioielliera che si è tenuto dall'11 al 14 maggio ad Arezzo Fiere e Congressi, l'Associazione Italiana Finiture dei Metalli ha messo insieme un panel dedicato al
“trattamento delle superfici per gioielleria, oreficeria e accessori moda tra tradizione e innovazione”.Con gli interventi con Massimo Innocenti dell'Università di Firenze, Roberto Bernasconi del Politecnico di Milano e due voci autorevoli dell'industria: la tedesca
Helmut Fischer, con Mario Savona, per gli strumenti di misurazione degli spessori e la varesotta Lafonte, con l'intervento di Giacomo Ramon, per i sistemi di filtrazione dei bagni galvanici per ridurre l'impatto ambientale del trattamento delle superfici.
"Cambia la normativa, cambiano le tecnologie - riassume E
lena Travaini, segretario generale A.I.F.M. -, ma ancora si
conosce poco il vantaggio economico che la ricerca applicata può dare all'industria orafa. Prendiamo per esempio la rodiatura, con cui si ottiene l'oro bianco. Con il tempo si consuma e deve essere applicata nuovamente. Garantire durata e resistenza delle finiture agli agenti atmosferici o anche solo al pH della pelle di chi indossa gioielli fa la differenza, anche sul conto economico dell'azienda orafa".
Tanto più che secondo i dati Istat elaborati dal Centro Studi Confindustria Federorafi, Arezzo nel 2023 si è confermato il distretto leader in
Italia per le esportazioni di oreficeria, argenteria e gioielleria: nel periodo gennaio-dicembre dello scorso anno l’export aretino di settore vale 3,491 miliardi con un +9,4% sul 2022. Il distretto vale, da solo, il
30,5% del totale dell’export orafo nazionale: seguono Vicenza e Milano, che ha superato di poco Alessandria.I principali mercati di destinazione della manifattura aretina sono, per volumi:
Turchia con 760,8 milioni (+109%), Emirati Arabi Uniti con 685 (-6%), Stati Uniti a 471 (+17,8%), Hong Kong con 235,9 (+20%) e Francia con 228,5 (-0,7%).