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Premierato, ok del Senato con 109 sì. Meloni: "Primo passo avanti, rafforza democrazia"

Il provvedimento passa ora alla Camera.

Economia, Politica
Premierato, ok del Senato con 109 sì. Meloni: "Primo passo avanti, rafforza democrazia"
(Teleborsa) - Via libera del Senato – con 109 si, 77 no 1 astenuto – al disegno di legge costituzionale sul premierato che passa ora al vaglio della Camera. "La riforma sul premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati" ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un'approvazione tra le polemiche con diversi senatoriche al termine della votazione hanno sventolato la Costituzione e mostrato bandiere tricolore.

"Con il voto di oggi in Senato, – ha detto la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati – abbiamo messo la prima pietra di una riforma storica che farà dell'Italia un Paese stabile, competitivo e credibile. Da qui non si torna indietro: il treno del premierato è partito e non si fermerà. Chi si oppone non vuole il bene dell'Italia, preferisce lasciare le cose come stanno e difendere un sistema che ci ha portati ad avere 68 governi in 76 anni. Tutti i partiti, di destra e di sinistra, da 40 anni hanno provato a risolvere il grande problema dell'instabilità. Noi andremo fino in fondo. Gli italiani sceglieranno non solo i loro rappresentanti in Parlamento ma anche il presidente del Consiglio. Una certezza che riporterà gli elettori alle urne. Il loro voto non finirà più nel cestino perché con il premierato, non ci saranno più giochi di palazzo, inciuci, ribaltoni e governi tecnici".

Il senatore a vita Mario Monti è stato il primo a prendere la parola per primo nell'Aula di Palazzo Madama dichiarando il suo voto contrario al provvedimento. Il suo no, precisa, "è per motivi che prescindono dall'abolizione della figura dei senatori a vita. Questo provvedimento non raggiungerà gli obiettivi che si propone e non determinerà il desiderato riavvicinamento dei cittadini alla politica. La riforma sembra non guardare al mondo che ci circonda dove, anche al di là dell'Atlantico, ci sono governi dove i presidenti sono eletti direttamente dal popolo e sono quelli che sono più in crisi. Non è una riforma fatta nell'interesse dei cittadini, ma della categoria dei politici. I cittadini, infatti, se il governo sarà meno stabile, saranno penalizzati".

E, con la prospettiva sempre più probabile di andare al referendum, l'opposizione promette battaglia. "Oggi al Senato è passato il premierato, la sedicente patriota sta portando avanti la sua riforma che spacca l'Italia. Stanno forzando anche alla Camera per portare avanti l'autonomia differenziata, una riforma che vuole aumentare le diseguaglianze. È importante essere qui come forze di opposizione, realtà politiche, sociali e associative, cittadini insieme per impedire di stravolgere la nostra costituzione. Li fermeremo insieme, li dobbiamo fermare" ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein arrivando alla manifestazione a Roma.

Una riforma che incontra l'opposizione di oltre 180 costituzionalisti che hanno aderito all'appello, promosso da Articolo 21, contro il premierato. I sottoscrittori hanno deciso di mettersi al fianco di Liliana Segre, che il 14 maggio ha chiesto la parola per intervenire nel dibattito sulla riforma costituzionale che si stava svolgendo nell'Aula del Senato. "Tutti i timori esposti nell'accorato intervento della senatrice Segre sono fondati – si legge nell'appello –. La creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie, introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio, potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli. Il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del governo, distruggendo così la separazione dei poteri – si legge ancora nel testo dell'appello –. Il presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante. Di fronte a tutto questo anche noi - come la senatrice - non possiamo e non vogliamo tacere. Facciamo appello a tutte le forze politiche affinché prevalga l'interesse generale, si ascoltino gli allarmi che autorevolmente sono stati lanciati e si prevengano i pericoli. Finché siamo in tempo".
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