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Conti pubblici, Istat: in terzo trimestre deficit scende al 5%. Potere d'acquisto +1,3%

Unc: "Dato positivo, effetto taglio cuneo fiscale. Ma sarò vanificato senza rinnovo sconti sulle bollette del gas"

Economia
Conti pubblici, Istat: in terzo trimestre deficit scende al 5%. Potere d'acquisto +1,3%
(Teleborsa) - Nel terzo trimestre del 2023 il quadro di finanza pubblica mostra un indebitamento in miglioramento e una pressione fiscale in diminuzione rispetto al terzo trimestre dell'anno precedente. Il potere d'acquisto delle famiglie, dopo la brusca caduta del quarto trimestre 2022, prosegue la ripresa. Tale ripresa, iniziata nel primo trimestre 2023, era stata interrotta dalla lieve flessione del trimestre successivo; la stessa dinamica si osserva per la propensione al risparmio, che tuttavia rimane molto al di sotto dei livelli pre-Covid. Le società non finanziarie registrano la terza flessione consecutiva della quota di profitto, di minore intensità rispetto alle precedenti. Analogamente, prosegue la diminuzione del tasso di investimento,iniziata nel quarto trimestre del 2022. Questo il quadro tracciato dall'Istat nel conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche (Ap) e le stime relative alle famiglie e alle società.

Nel terzo trimestre 2023 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -5,0% (-9,4% nello stesso trimestre del 2022). Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato anch'esso negativo, con un'incidenza sul Pil del -1,2% (-5,6% nel terzo trimestre del 2022). Il saldo corrente delle AP è stato positivo, con un'incidenza sul Pil dell'1,1% (-1,2% nel terzo trimestre del 2022). La pressione fiscale è stata pari al 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell'1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell'1,2%. La loro propensione al risparmio è stimata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici è cresciuto rispetto al trimestre precedente dell'1,3% a fronte di un aumento dei prezzi dello 0,5%. La quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 42,5%, è diminuita di 0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il loro tasso di investimento, pari al 22,2%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Secondo l'Istat, nel terzo trimestre 2023 il potere d'acquisto delle famiglie è salito dell'1,3% rispetto al trimestre precedente. Dato positivo il rialzo del potere d'acquisto, pur se in parte dovuto al calo dell'inflazione e anche se scende su base annua dello 0,6 per cento. Infatti dipende da un aumento del reddito disponibile lordo dell'1,8%, a cui ha certo contribuito il rafforzamento del taglio delle aliquote contributive scattato a partire da luglio 2023 – commenta Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori –. Insomma, si conferma che il taglio del cuneo fiscale resta il miglior provvedimento finora fatto dal Governo Meloni, che rischia però di essere vanificato se non saranno rinnovati gli sconti sulle bollette del gas, ossia l'azzeramento oneri di sistema e l'Iva al 5%, senza i quali vi sarà una tassa pari a 213 euro su base annua".

AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE – Le uscite totali nel terzo trimestre 2023 sono diminuite del 3,8% rispetto al corrispondente periodo del 2022 e la loro incidenza sul Pil (pari al 50,9%) è diminuita in termini tendenziali di 4,5 punti percentuali. Nei primi tre trimestridel 2023 la relativa incidenza è stata pari al 51,9%, in riduzione di 2,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022. Le uscite correnti hanno registrato, nel terzo trimestre 2023, una diminuzione tendenziale dell'1,2%, mentre le uscite in conto capitale si sono ridotte in termini tendenziali del 17,8%. Le entrate totali nel terzo trimestre 2023 sono aumentate in termini tendenziali del 4,6% e la loro incidenza sul Pil è stata del 45,9%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022. Nei primi tre trimestri dell'anno, l'incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 44,8%, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022. Le entrate correnti e le entrate in conto capitale nel terzo trimestre 2023 hanno segnato, in termini tendenziali, aumenti rispettivamente del 4,0% e del 44,2%. Complessivamente, nei primi tre trimestri del 2023 le AP hanno registrato un indebitamento netto pari al -7,1% del Pil, in miglioramento rispetto al -8,8% del corrispondente periodo del 2022. Nei primi nove mesi del 2023, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, pari rispettivamente al -3,3% (-4,7% nello stesso periodo del 2022) e al -1,4% (-2,1% nel corrispondente periodo del 2022). Nello stesso periodo, la pressione fiscale si attesta al 39,9% del Pil, in riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2022.

FAMIGLIE CONSUMATRICI – Nel terzo trimestre 2023 il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell'1,8% rispetto al trimestre precedente. A fronte di un aumento del deflatore implicito dei consumi pari allo 0,5%, il potere d'acquisto è aumentato dell'1,3%. Nel terzo trimestre 2023 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, è stata pari al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Tale aumento deriva da una crescita nominale della spesa per consumi finali meno sostenuta rispetto a quella registrata per il reddito lordo disponibile (+1,2% e +1,8%, rispettivamente, in termini nominali). Nel terzo trimestre del 2023 il tasso di investimento delle famiglie consumatrici si è attestato all'8,0%, 0,1 punti percentuali più basso rispetto al trimestre precedente, a fronte di una crescita degli investimenti fissi lordi dell'1,0% e del già segnalato aumento del reddito lordo disponibile.

SOCIETÀ NON FINANZIARIE – Nel terzo trimestre del 2023 la quota di profitto delle società non finanziarie è stata pari al 42,5%, segnando una flessione di 0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. In termini congiunturali, la flessione di questo indicatore è il risultato di una diminuzione del risultato lordo di gestione dello 0,8% e di un aumento del valore aggiunto dello 0,7%. Nel terzo trimestre del 2023 il tasso di investimento delle società non finanziarie è risultato pari al 22,2%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi dell'1,1%.
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