(Teleborsa) -
Banche USA ni buona salute e non a rischio shock, a dispetto delle prospettive di
recessione dell'economia USA, legate al progressivo aumento dei tassi d'interesse, e
nonostante le difficoltà finanziarie riscontrate lo scorso inverno da alcune banche regionali USA, come la Silicon Valley Bank, fallita a marzo, e la First Republic Bank, salvata da JP Morgan a maggio.
A confermare il generale stato di salute del settore creditizio, a dispetto delle ingenti
svalutazioni effettuate dalle big -
JPMorgan Chase,
Bank of America,
Citigroup e
Wells Fargo - sono stati gli
stress test condotti dalla Federal Reserve su 23 Istituti finanziari (l'anno scorso ne erano stati esaminati 34).
Tutte le 23 principali banche USA sono state "promosse" e, quindi, potranno ora deliberare eventuali dividendi o buyback, che erano congelati in attesa di capite quale fosse lo stato di salute del settore e del singolo Istituto.
La Fed, in pratica ha confermato che tutte le banche sotto esame
potrebbero affrontare uno scenario avverso di "severa" recessione , con una disoccupazione che potrebbe arrivare al 10%,
o resistere a forti tensioni nel mercato immobiliare, dove i prezzi degli immobili commerciali sono ipotizzati in calo del 40%. E nel valutare la resistenza a questo scenario valuta l'ipotetico
livello di capitale e le eventuali perdite, su dati riferiti alla fine del 2022.
"I risultati di oggi confermano che il sistema bancario rimane forte e resiliente", ha affermato il vicepresidente per la supervisione
Michael Barr, aggiungendo che questa verifica "è solo un modo per misurare tale forza", ma occorre "essere prudenti sul possibile insorgere di rischi e continuare a garantire che le banche siano resilienti".
Il test ha rivelato che tutte le 23 banche testate
resterebbero al di sopra dei loro requisiti patrimoniali minimi durante l'ipotetica recessione, a dispetto di
potenziali perdite fino a 541 miliardi di dollari (inclusi 100 miliardi di perdite sul mercato immobiliare e 120 miliardi sulle carte di credito). In condizioni di stress, si prevede infatti che il
coefficiente patrimoniale diminuisca solo di 2,3 punti percentuali
fino a un minimo del 10,1%, restando superiore al minimo.
Il test effettuato nell'ipotesi di una grave crisi del mercato immobiliare, dimostra che le grandi banche subirebbero pesanti perdite, ma sarebbero comunque in grado di continuare ad erogare prestiti all'economia.