(Teleborsa) - Ricerca scientifica, divulgazione informale, pluralismo dalle idee, autonomia dai condizionamenti politici ed economici sono gli ingredienti del
Festival Internazionale dell’Economia di Torino, diretto da
Tito Boeri e progettato ed ideato dagli
Editori Laterza. Il Festival si articola su numerosissimi eventi ed iniziative, all'interno dei luoghi più suggestivi di Torino.
"Il Festival quest'anno ha come tema
'Ripensare la Globalizzaizone' perché è un tema estremamente rilevante, che tra l'altro interessa un pubblico molto vasto, perché condiziona la nostra vita quotidiana", ha spiegato
Tito Boeri, Direttore scientifico del Festival Internazionale dell'Economia.
"Per questo Festival abbiamo commissionato
un'indagine ad un istituto demoscopico - ha sottolineato Boeri - che ci ha documentato come, in Italia, così come in altri Paesi,
l'opinione pubblica sia divisa: da una parte coloro che pensano che la
globalizzazione sia un fatto positivo, perché permette di comunicare con il resto del mondo, di viaggiare, ridurre le distanze ed accedere a beni prodotti in tutto il mondo; dall'altro coloro che invece vedono la
globalizzazione come un pericolo, perché hanno paura per il loro lavoro, temono che i governi perdano sovranità nel momento in cui si va verso un'economia più globalizzata".
"La globalizzazione non è un fatto immanente, qualcosa di inevitabile. Ci sono possibili
interventi correttivi, che possono essere adottati, modalità per
aumentare i benefici della globalizzazione
e ridurne i costi", prosegue l'economista, notando "la globalizzazione è sospinta dal progresso tecnologico e quindi è una tendenza che andrà avanti nei prossimi anni. Quello che si può fare è governare la globalizzazione e ridirigere il progresso tecnologico".
Il Presidente dell'INPS non ha negato che vi siano anche degli effetti negativi della globalizzazione su cui occorre intervenire. "Uno di questi - ha affermato - è quello delle
disuguaglianze nei Paesi avanzati, dove occorre trovare forme di protezione che sostengano coloro che sono più sfortunati e che perdono il lavoro a causa di questo processo".
Per
Giuseppe Laterza, Comitato editoriale del Festival Internazionale dell'Economia, questo evento "si occupa di un fenomeno fondamentale come la globalizzazione, che ci riguarda tutti, e ne esamina tutti gli aspetti, non solo quello relativo al commercio internazionale, ma anche i cambiamenti della tecnologia, le problematiche, le
diseguaglianze sociali ed economiche".
"Il Festival - ha aggiunto Laterza - terrà in considerazione l'opinione di economisti e di non economisti, che si occupano degli
aspetti sociali e culturali della globalizzazione e dell'immigrazione. C 'è chi parla di un
rallentamento della globalizzazione, perché è stata troppo veloce ed ha avuto effetti dirompenti, e chi parla di un
governo della globalizzazione, cioè di riuscire a creare degli strumenti istituzionali o di mercato per far sì che i suoi effetti negativi siano quantomeno ridotti e compensati, magari da forme di protezione e di assicurazione sociale, che possano ridurre le diseguaglianze provocate dal globalizzazione".
"
Ripensare la globalizzazione è un'esigenza ben posta da questo Festival dell'Economia di Torino, particolarmente attuale in un momento in cui il cammino della globalizzazione, che ormai conoscevamo da qualche decennio, si è arrestato ed in parte invertito e viene perturbato soprattutto da conflitti guerreggianti o di egemonia come quello in atto tra Stati Uniti e Cina", ha commentato il Senatore a vita
Mario Monti."La
sfida di questo momento credo che sia quella di
mantenere e salvaguardare un'economia di mercato - mercati aperti disciplinati dalle regole del commercio internazionale - che hanno consentito ai Paesi di crescere e di globalizzarsi, tenendo presente che la globalizzazione va governata perché non determini spaventosi squilibri nella distribuzione del reddito e della ricchezza e perché ormai tutti i problemi rilevanti possono essere gestiti e risolti solo da
forme di governance multilaterali come il G20. E' quindi un tema attualissimo, spinoso e fondamentale".
Presente al festival dell'Economia di Torino anche
Intesa Sanpaolo, uno dei numerosi
partner del Festival, che ha presentato il report
"Dall'economia dell'abbondanza all'illusione dell'abbastanza", realizzato in collaborazione con il centro di ricerche Luigi Einaudi, presentato da
Mario Deaglio, Professore emerito dell'Università degli studi di Torino.
"La
globalizzazione come l'abbiamo conosciuta negli anni '80
è finita. Ora è in corso un
restringimento delle aree, dove ciascuna area cerca di fare il più possibile da sola, senza arrivare alla forte chiusura delle frontiere di una volta, ma con una forte limitazione dei traffici", ha spiegato Deaglio, aggiungendo "c'è poi un
grande problema demografico, perchè l'Africa a fine secolo avrà tanti abitanti quanti l'Asia".
"
L'Italia è uno strano Paese, - ha sottolineato - è cime un calabrone e si pensa che non volerà mai, invece in qualche modo sta andando". Fra i problemi il Professore ha citato
l'evasione e la necessità di
redistribuire il reddito da essa prodotto, per dire ai giovani le chance che non hanno mai avuto. Occorre dare alle persone la possibilità di avere un piani di vita".
Per
Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, questo "non si parla di un cambiamento del tutto negativo". "L'abbondanza può essere sempre considerata qualcosa di positivo, ma
abbastanza vuoi dire che c'è tutto quello che serve. Uno dei problemi che abbiamo nel lungo termine, che riguarda soprattutto i
giovani - ha spiegato - è il fatto che lo sviluppo, così come l'abbiamo visto negli ultimi decenni, ha cominciato a
deprivare il Pianeta di risorse. Dobbiamo essere
più attenti al Pianeta, lo stiamo cambiando e dobbiamo quindi prenderci una responsabilità: abbastanza vuol dire appunto fare sacrifici assolutamente sopportabili in vista di un futuro più equilibrato e meno rischioso".
"Il
concetto di profitto deve essere
ampliato e sostituito da un oggetto di benessere, che deve essere ragionevolmente distribuito. La creazione di valore deve essere inclusiva e soprattutto bisogna assicurare ai giovani un futuro sul quale possano fare conto, un futuro nel quale siano convinti di potersi trovare bene, di costruire una famiglia e di avere una ricompensa per gli investimenti anche di tempo e di fatica che fanno".
"
L'economica italiana va bene,
meglio di altre economie europee, in particolare della Germania e della Francia, che sono leader. - ha riconosciuto Gros-Pietro - Va meglio
perché è più flessibile. In un periodo nel quale ci sono forti cambiamenti causati da eventi esterni è necessario riadattarsi, riadeguarsi e riorientarsi. Le
imprese italiane sono sempre state
più veloci a farlo, ma rispetto al passato oggi sono più forti, meno indebitate e con maggiori competenze tecnologiche. Questi sono i motivi per cui andiamo meglio, ma abbiamo bisogno anche di persone cmpetenti.
A proposito dell
'inflazione, il Presidente di Intesa ha ricordato che "è stata
causata da uno shock di offerta - carenza di fonti energetiche, carenza di grano e altre materie prime - e dagli effetti della guerra. Lo shock di offerta
si cura aumentando l'offerta e facendo investimenti, anche se è difficile fare investimenti in un periodo di alti tassi di interesse, che peraltro le banche centrali giudicano necessari per evitare che lo shock di offerta si trasformi in una spirale prezzi-salari".