(Teleborsa) -
"Mi aspetto passi in avanti sul dossier migranti". Lo ha affermato la presidente del consiglio
Giorgia Meloni, arrivando a Bruxelles per la due giorni del Consiglio europeo (23 e 24 marzo).
La
Presidente della Commissione - ha spiegato Meloni - farà una
relazione in cui darà conto dei
passi concreti fatti sulla scia delle conclusioni dello scorso febbraio. "Posso dire che sono
soddisfatta della bozza di conclusioni, che
chiede alla Commissione di procedere spedita", ha detto la Premier, sottolineando "questo conferma che
l'immigrazione oggi è un tema centrale e soprattutto che viene seguito passo dopo passo".
A proposito dello
stop alle auto diesel e benzina, Meloni ha assicurato che
l'Italia è "in prima linea". "La tesi che noi continuiamo a sostenere è che, fermi restando gli obiettivo della transizione, che condividiamo, noi non riteniamo che l'UE debba occuparsi anche di stabilire quali siano le tecnologie con le quali arrivare a quegli obiettivi, anche perché ci sono tecnologie sulle quali l'Italia e l'Europa sono potenzialmente all'avanguardia".
"Decidere di
legarsi a tecnologie detenute da nazioni esterne all'UE - ha precisato la Premier - non favorisce la competitività del nostro sistema. Mi pare una tesi di buonsenso e quindi confidiamo che possa passare, anche per quello che riguarda i biocarburanti".
Ad una domanda sul
Patto di stabilità e sul rischio che i Paesi "frugali" possano imporre la loro visione, la Presidente ha risposto "penso che
l'Unione europea debba imparare dai suoi errori e dalla realtà che siamo affrontando". "Ritengo che la sfida - ha sottolineato - sia una
governance più attenta alla crescita e non soltanto alla stabilità. Ci sono passi in avanti, ma su questo bisogna ancora lavorare molto".
Sul capitolo
Ucraina, Meloni ha precisato che "al di là del necessario richiamo a continuare a lavorare su una soluzione del conflitto, i personalmente ritengo che non c'è nell'attuale situazione strategia più efficace di
garantire un equilibrio fra le forze in campo, che è l'unico modo per
costringere le parti ad una negoziazione, al di la di chi sia l'aggressore e l'aggredito".