(Teleborsa) - La Sezione regionale di controllo per il Lazio della
Corte dei conti ha pubblicato il
Rapporto sulla gestione delle partecipazioni societarie del Comune di Roma.
La magistratura contabile ha accertato d
iffuse carenze nel controllo analogo sugli enti
in house e
gravi ritardi nell’approvazione dei
bilanci di taluni Enti, nonostante un
rinnovato impulso impresso dal socio pubblico dal 2020, evidenziando l’esigenza di riorganizzare tale controllo in una prospettiva di maggiore efficienza dello stesso.
Le attività di ricognizione e razionalizzazione delle partecipazioni possedute, effettuate dal Comune, sono risultate incomplete con conseguente necessità di integrare il
piano di razionalizzazione, con particolare riferimento al settore del trasporto pubblico locale e a quello della gestione dei beni di proprietà comunale, per i quali la Sezione ha accertato la sussistenza di diversi obblighi di razionalizzazione e l’esigenza di realizzare una significativa riduzione del numero di partecipazioni detenute.
Accertata, inoltre, la violazione del limite di spesa previsto, per l’organo amministrativo di
due società a controllo comunale (Zetema S.r.l. e Roma Servizi per la Mobilità s.r.l.) con conseguente
necessità di recupero delle maggiori somme erogate.La Gestione di
“Roma Metropolitane S.r.l. in liquidazione” ha inoltre evidenziato un’impropria commistione nei rapporti finanziari e contabili con il socio pubblico, con sistematico
“soccorso finanziario” di quest’ultimo in violazione dell’art. 14 del TUSP e conseguente inattendibilità dei bilanci di esercizio 2016, 2017 e 2018, approvati solo nel 2021.
La gestione di “ATAC S.p.a.”, esaminata per il ciclo contabile 2017 – 2019, con aggiornamenti all’attualità, ha evidenziato
diffuse criticità nell’esercizio dei poteri di controllo analogo da parte del socio pubblico oltre che nel conferimento e nell’esecuzione di incarichi professionali e appalti di servizi.
La spesa per “manutenzioni” è risultata particolarmente elevata, oltre che in continua crescita, anche in ragione della eccezionale vetustà delle reti metropolitane, tramviarie, filoviare e ferroviarie “ex concesse”, gestite da ATAC S.p.a. e che, per la gran parte della loro estensione, hanno superato il “ciclo vita”, in alcuni casi anche da diversi anni.
Analoga obsolescenza è stata accertata per il
parco mezzi di ATAC (autobus, tram, filobus e altro materiale rotabile) con conseguenti maggiori costi di manutenzione, inefficienza del servizio e necessità di rinnovo, così come evidenziato per le infrastrutture a rete. A fine 2020, la metà del parco autobus utilizzato da ATAC presenta un’età maggiore di 15 anni, a fronte di “ciclo vita” di 10 – 12 anni.
Il recupero degli equilibri di bilancio di
ATAC S.p.a., infine, risulta incerto in ragione di un concorso di fattori causali per la cui gestione è necessaria la
massima vigilanza da parte del socio pubblico.