(Teleborsa) - Crescono i rischi che minano la stabilità finanziaria globale rendendo il futuro molto più incerto,
costringendo la Fed a tornare ad una strategia del "wait and see" (attendi ed osserva) dopo l'avvio di una exit strategy nel 2018 che le ha consentito di operare ben quattro rialzi dei tassi. Strategia attendista che si traduce sostanzialmente in un nulla di definito in termini di tassi d'interesse e di politica monetaria, che verrà "aggiustata" caso per caso, guardando all'evolversi della situazione dell'economia globale e dei mercati finanziari.
La Banca Centrale americana ha dunque deciso di lasciare il
costo del denaro fermo in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%, come ampiamente atteso dal mercato.
La Fed ha però cambiato le guidance, non prevedendo nuovi rialzi nel 2019 ed uno solo nel 2020.
Il FOMC ha poi rivisto al ribasso la crescita USA nel 2019, al 2,1% dal 2,3% precedente.
Quali sono i fattori di rischio che la Fed ha individuato? Innanzi tutto ci sono le
tensioni commerciali fra USA e Cina, sebbene le trattative in corso abbiano registrato di recente qualche progresso. Poi, c'è la questione del
rallentamento dell'economia globale ed il maggiore "stress" che colpisce le economie emergenti, in particolare la Cina. Fra i fattori di rischio c'è anche la
Brexit, in particolar modo l'ipotesi di un'uscita dall'Unione Europea senza accordo (scenario No Deal).
Il Presidente della Banca Centrale americana,
Jerome Powell, nella conferenza stampa successiva alla decisione del FOMC, ha parlato di segnali misti provenienti dalle ultime statistiche a stelle e strisce, confermando però un'economia solida. Nessuna recessione in vista, invece, per l'Europa.