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La Fed lascia i tassi fermi. Anche la Brexit crea "incertezza". Yellen: "approccio cauto, rialzi graduali".

Economia
La Fed lascia i tassi fermi. Anche la Brexit crea "incertezza". Yellen: "approccio cauto, rialzi graduali".
(Teleborsa) - La Federal Reserve lascia i tassi d'interesse invariati. Una decisione che non ha sorpreso proprio nessuno, dato che la gran parte degli economisti attendeva un altro nulla di fatto. E non hanno sorpreso neanche le dichiarazioni del Presidente Janet Yellen, che ha confermato un approccio cauto della politica monetaria, richiamando anche fattori internazionali come la Brexit.

Parlando dopo la riunione di politica monetaria, Janet Yellen ha definito "appropriato un approccio cauto" della politica monetaria, segnalando che vi saranno "incrementi dei tassi di interesse solo graduali". Poi, ha ammesso che non era previsto questo nuovo rallentamento dell'economia, e che la Brexit è fonte di incertezza e rappresenta uno dei fattori che il FOMC ha tenuto in considerazione per le scelte di politica monetaria.

Al termine della riunione, il Federal Open Market Committee (FOMC) ha deciso di lasciare fermi i tassi d'interesse in una banda dello 0,25%-0,50%, sul livello deciso lo scorso 16 dicembre, primo rialzo dal lontano 2006.

Ad influenzare le scelte dei banchieri centrali statunitensi sono stati anche i deludenti dati sul mercato del lavoro, pubblicati di recente, che hanno evidenziato una frenata della crescita di posti di lavoro. Vi sono però anche fattori internazionali, come il referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'UE il prossimo 23 giugno, che rischia di creare uno tsunami economico-finanziario.

In questo scenario, la Fed non si è sentita di muovere i tassi d'interesse, preferendo mantenere un'impostazione cauta, anche se viene confermata la previsione di due rialzi nel 2016. E non saranno neanche rialzi significativi, ma un aggiustamento molto graduale. Il FOMC ha infatti abbassato la previsione dei tassi da quest'anno al 2018 e per il lungo termine: per il 2016 è previsto uno 0,875% (era stato indicato 0,9% a marzo), l'1,635% a fine 2017 (anziché l'1,9%) ed il 2,375% (e non il 3%) a fine 2018. Abbassate anche le stime per il lungo termine al 3% dal 3,25% indicato a marzo ed il 3,50% segnalato a dicembre scorso.

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