(Teleborsa) - Più successo di così, non si poteva.
Il debutto di
Ferrari a Wall Street è stato davvero incredibile: il titolo ha "sfrecciato" nel vero senso della parola, fedele al simbolo "RACE" assegnatogli (non a caso) dal
New York Stock Exchange, chiudendo con un balzo del 6% sopra i 55 dollari.
Entusiastici i commenti del Presidente del Cavallino Rampante,
Sergio Marchionne, secondo il quale grazie alla quotazione il gruppo di Maranello avrà "la possibilità di farsi vedere sul mercato" e di "rendere visibile il marchio".
E se tutto andrà per il verso giusto,
il prossimo anno la Rossa potrà correre anche sulla pista di Piazza Affari. Il manager italo-canadese ha infatti confermato ieri di voler portare il titolo Ferrari in Borsa a Milano entro gennaio dell'anno prossimo, proprio come assicurato al premier Renzi qualche giorno fa.
Tornando all'IPO e al debutto, l'
Offerta Pubblica iniziale di Ferrari è stata un grandissimo successo, a conferma del "fiuto" di Marchionne per gli affari d'oro.
Il collocamento del 10% del capitale è stato un boom, richiamando una
domanda generosissima, sia da investitori istituzionali (hedge fund) che di singoli investitori, desiderosi di assicurarsi il titolo di una casa che è una legenda della Formula 1.
Il prezzo è stato fissato a 52 dollari per azione, sul
massimo della forchetta indicativa di 48-52 dollari. Prima dell'annuncio ufficiale dei risultati dell'IPO,
la stampa americana parlava addirittura del superamento della forchetta, indicando un prezzo di 53 dollari.
L'IPO della Rossa, che ha riguardato
17,2 milioni di titoli, viene così
valutata 9,8 miliardi di dollari, molto vicino ai 10 miliardi di cui si parlava, salvo l'esercizio dell'
opzione greenshoe che riguarda altri 1,7 milioni di titoli. Il controvalore dell'offerta risulta pari a
tre volte i ricavi annuali di Ferrari (2,8 miliardi) e classifica l'operazione come la
quarta maggiore IPO dell'anno a Wall Street (anno che, a dire il vero, non è stato fra i migliori per la borsa americana, che ha riportato un calo dei collocamenti).
"L'offerta fa parte di una serie di operazioni volte a separare Ferrari da FCA", ha precisato Fiat Chrysler nell'annunciare i risultati ufficiali dell'IPO. "A seguito del completamento dell'offerta - aggiunge una nota - FCA prevede di
distribuire la sua restante partecipazione dell'80% in Ferrari ai propri azionisti all'inizio del 2016". In particolare, Piero Ferrari manterrà la sua quota del 10% ed Exor, cassaforte della famiglia Agnelli, avrà oltre il 40% dei diritti di voto.
Molto soddisfatti i vertici di
Fiat, che ha fatto il "colpo grosso" con la quotazione di Ferrari, da cui
incasserà 893 milioni di dollari (982 milioni con l'esercizio della greenshoe), portando la sua partecipazione nella casa di maranello dal 90% all'80%. Una cifra che consentirà a Marchionne di
ridurre l'indebitamento del Lingotto e, allo stesso tempo,
finanziare il Piano industriale.
Nonostante i lauti incassi dell'IPO,
l'agenzia di rating Fitch ha confermato un rating "BB-" con outlook stabile per la casa d'auto italo-americana, citando proprio l'elevato indebitamento e le necessità di capitale richiesti dal piano industriale. D'altro canto, l'agenzia ha anche indicato i fattori positivi: solido profilo di business, diversificazione geografica e di prodotto, marchi solidi, ambiziosa strategia.