(Teleborsa) - Il premier
Matteo Renzi minimizza sui dissidenti. "Saranno 5", ha dichiarato il presidente del Consiglio dichiarando chiusa la partita con la minoranza del
Partito democratico (Pd) sulla
riforma del Senato. In particolare a destare scompiglio è l'articolo 2 del
disegno di legge Boschi sul nuovo Senato, che prevede la non eleggibilità dei senatori.
La
direzione del Pd di ieri, dunque, si è chiusa nel migliore dei modi, con le minacce di scissione messe da parte a fronte di un'unità ritrovata, grazie anche all'apertura mostrata dal premier. "La discussione sulla composizione del nuovo Senato ci vede aperti alla discussione, non abbiamo particolari preclusioni. Ma se qualcuno vuole utilizzare la Costituzione per una sorta di diktat, per altro da parte di una minoranza del partito, allora hanno sbagliato tutto: se i diktat non li mette la maggioranza, figuriamoci se può metterlo la minoranza", ha precisato Renzi ottenendo un sì all'unanimità, ma con la minoranza che ha deciso di non partecipare al voto.
Il segretario del Partito democratico si è poi soffermato sulla vicenda
Pietro Grasso, specificando che nessuno lo ha minacciato. "Se il presidente del Senato apre sulla doppia conforme è ovvio che dobbiamo fare una riunione dei gruppi parlamentari del Pd per ragionare su cosa apre questa discussione. E' stato detto da qualche leader dell'opposizione che convocherei le Camere, ma non è vero: non è nel potere del premier. Ho solo detto che di fronte a un'eventuale e inedita decisione di Grasso di aprire sulla doppia lettura conforme, il Pd si riunirebbe in Camera e Senato per decidere cosa fare".