(Teleborsa) - Il Ministro dell'Istruzione
Stefania Giannini ha annunciato che il
contributo di 500 euro ad insegnante per la formazione
, previsto dalla
riforma della scuola,
"sarà dato già a partire da ottobre", lasciando intendere che si tratta di una "base molto importante di partenza" per la revisione contrattuale dei docenti.
Protestano però i sindacati della scuola, in particolare l'
Anief, perché quella somma
"non è un incremento stipendiale", come lasciato intendere dal Ministro, ed i
200 milioni messi a disposizione dalla riforma per il merito
non sono né una novità né sufficienti a parlare di un aumento degli stipendi.
Secondo l'Anief infatti, i 500 euro annui in busta paga per l'aggiornamento dei docenti non rappresentano alcun “incremento stipendiale”, come invece vorrebbe far credere Giannini; in secondo luogo, i
200 milioni messi a disposizione con la quota del merito rappresentano solo un’
applicazione del Decreto Legislativo 150/09, voluto dall'allora ministro Renato Brunetta: un decreto che ha legato gli incrementi in busta paga con il livello delle performance professionali, in perfetto stile aziendale.
“I 200 milioni indicati dal ministro Giannini – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – non sono altro che l’anticipazione di quello che attende tutti i settori della PA". "Il vero problema - aggiunge - è che nella scuola, nel frattempo, gli stipendi sono fermi da quasi sette anni, per via della legge Tremonti 122/2010 fino al 2012, e sono stati superati di 4 punti dall'inflazione".
In
Italia le
buste paga dei docenti sono cresciute ogni anno a partire dal 2005 solo del
4-5%, mentre nella media
Ocde l’incremento è stato del il
15-22%. IN pratica, l’inflazione le ha superate di 4 punti.
Il sindacato ha calcolato che
per recuperare quel gap, che ha portato le buste paga dei nostri insegnanti in fondo alle classifiche dei paesi dell’area moderna e anche di tutta la nostra pubblica amministrazione,
occorre restituire ai nostri docenti una media di
70 euro mensili, pari a circa 850 euro annui. Considerando che lo stop stipendiale, alla fine della fiera, riguarderà un decennio
lo Stato deve tirar fuori 9 miliardi di euro.