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L'FMI chiede tempo alla Fed. Il Job Report sarà determinante per i tassi

Economia
L'FMI chiede tempo alla Fed. Il Job Report sarà determinante per i tassi
(Teleborsa) - Cresce la "Fed-fobia" nell'attesa dei risultati dell'andamento del mercato del lavoro americano, che emergeranno domani dalla pubblicazione del Job Report, e mentre le altre banche centrali, in primis la BCE, si prepara a combattere una caduta dell'inflazione.

I dati sul mercato del lavoro appaiono ancora molto contrastanti, come confermato oggi dai sussidi alla disoccupazione, che sono tornati a salire, mentre calano i licenziamenti.

Il Fondo Monetario Internazionale, che da tempo chiede prudenza alla Fed, torna a sollecitare uno slittamento dell'exit strategy. Secondo il portavoce dell'FMI, William Murray, la banca centrale statunitense "può permettersi di tenere i tassi bassi fino a quando non ci saranno segni tangibili di inflazione su salari e prezzi", perché "ha la flessibilità" sufficiente ad attendere che i tempi siano maturi. L'economista si è anche sbilanciato, affermando che, quando si verificherà, il rialzo "sarà graduale".

E' dello stesso parere Moody's Analytics, secondo la quale è piuttosto improbabile un aumento dei tassi nella riunione del 16-17 settembre, se i dati sul mercato del lavoro dovessero rivelarsi ancora deboli. Mark Zandi, capo economista di Moody's Analytics ha indicato anche la soglia dei 200 mila occupati come livello chiave per determinare se vi sarà un rialzo dei tassi. Prevedendo che la crescita sia stata di 160-165 mila posti, Zandi afferma che vi sarà uno slittamento, anche se il consensus indica 213-220 mila posti ed un tasso di disoccupazione in calo di un decimo di punto al 5,2%.
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