(Teleborsa) -
Per i greci, il timore è quello di un ritorno al passato, cioè a prima del 2002, quando l
’euro sostituì la Dracma. In quel periodo i greci erano già considerati l’anello debole dell’Europa e la loro moneta era in gran parte intrappolata all’interno della nazione, mentre il contante era considerato una novità.
E’ dallo scorso dicembre, alla vigilia delle
elezioni che hanno portato al potere Syriza, che la Grecia immaginava una situazione come quella di oggi, con
prelievi continui dalle casse bancarie, arrivati già a 30 miliardi di euro.
Settimana dopo settimana, la Banca di Grecia ha preso in prestito le banconote dal resto del continente per alimentare questa corsa ai prelievi, per questa corsa all’accaparramento di un bene in cui i greci ripongono ancora una grande fiducia, il denaro contante.
Le responsabilità della Grecia ricadono adesso anche sul fatto di aver messo in circolo un eccesso di denaro contante che è quadruplicato tra aprile e dicembre 2014.
Senza l'accesso al mercato dei capitali, i creditori greci devono poter contare su poco meno di 86 miliardi di euro di liquidità,
garantita dalla Banca di Grecia tramite l’ELA, anche se pur sempre coordinata dalla
Banca Centrale Europea.
Questa volta, però, l’ultima iniezione di liquidità, pari a 1,8 miliardi di euro, non è durata nelle casse delle banche nemmeno una settimana, ma solo un paio di giorni. Segno evidente che la prossima richiesta sarà notevolmente più alta, con i greci sempre più affamati.