(Teleborsa) - Che sia chiami
TTIP oppure TPP, sembra proprio che gli accordi "Trans" piacciano a pochi.
E mentre
in Europa si allarga in fronte anti Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), il trattato transatlantico sul commercio e sugli investimenti che Europa e Stati Uniti stanno negoziando ormai da anni per dar vita alla più grande area di libero scambio al mondo,
negli Stati Uniti è guerra aperta al TPP.
Il
Trans-Pacific Partnership, appunto TPP, è un
accordo commerciale tra alcuni Paesi dell'area del Pacifico, ossia Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Peru, Singapore, Vietnam e Stati Uniti.
Per il Presidente USA Barack Obama il TPP è una vera e propria priorità, uno dei punti cardine nell'agenda del suo secondo mandato, visto che rappresenta
uno dei maggiori accordi commerciali nella storia degli Stati Uniti.
Tuttavia
qualcosa sta andando storto nel cammino verso la sua approvazione. Venerdì la Camera ha votato a larga maggioranza (302 "sì" contro 126 "no") contro il
Trade Adjustment Assistance, un pacchetto di misure volte ad aiutare i lavoratori che hanno perso il posto a causa degli accordi commerciali globali.
Tra i più fieri oppositori figurano proprio i Democratici, mentre i Repubblicani sono da sempre favorevoli ad un accordo trans-Pacifico.
Senza questo via libera è venuta meno la possibilità, per la Casa Bianca, di accelerare l'iter di conclusione degli accordi sul TPP tramite il cosiddetto
"fast-track", un potere straordinario concesso al Presidente che gli avrebbe permesso di adottare una procedura abbreviata e un testo non modificabile dal Congresso.
Cosa succede ora?
Domani il Congresso dovrebbe votare nuovamente il Trade Adjustment Assistance. Obama e i Repubblicani hanno trascorso il fine settimana tentando di convincere i Democratici a cambiare rotta. In un discorso via radio, il Presidente ha spiegato che il mancato via libera al TAA potrebbe danneggiare oltre 100 mila persone.
In questo bailamme di ostruzionismo e inattese alleanze, risuonano i commenti del Ministro delle Finanze della Nuova Zelanda,
Tim Groser. "Credo che dovremmo essere realistici e capire che i negoziati sul TPP non si sbloccheranno almeno per i prossimi due anni", ha avvertito.