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Scuola, Renzi apre al dialogo ma non troppo. Ecco i temi più caldi

Cultura, Economia
Scuola, Renzi apre al dialogo ma non troppo. Ecco i temi più caldi
(Teleborsa) - "Siamo disposti ad ascoltare le ragioni della riforma e a confrontarci su tutto con grande serenità". Matteo Renzi apre al dialogo sulla riforma della Scuola che ieri ha portato in piazza migliaia di docenti, lavoratori del personale ausiliario, tecnico e amministrativo (ATA) ma anche molti studenti, in quello che è stato definito dai sindacati lo sciopero più grande di sempre.

Apre al dialogo, sì, ma fino a un certo punto. Perché "senza la riforma il Paese non cambia" e il Governo non si ferma davanti ai sindacati e a tanti professori che difendono un sistema scolastico costruito su un’ipocrisia, un’autonomia che non è mai realmente partita, una scuola scollegata dal mondo del lavoro, un preside che non può decidere nel proprio istituto", ha precisato il Premier.

Insomma, Renzi è disposto a fare qualche modifica sulle modalità di assunzione dei precari, sull'organizzazione del sistema scolastico e sul potenziamento dei poteri del Consiglio di istituto, ma sull'autonomia l'Esecutivo non cederà di un millimetro per far sì che "la scuola smetta di essere in mano alle circolari ministeriali o sindacali e cominci ad appartenere alle famiglie e agli studenti".

Tuttavia gli aspetti del disegno di legge La Buona scuola attualmente al vaglio della Commissione Cultura della Camera (Renzi spera di farlo approvare il 19 maggio) contestati sono molti di più.

In prima linea il piano straordinario di assunzioni: nel ddl è prevista l'assunzione di oltre 100 mila precari dalle Graduatorie ad esaurimento oppure tra i vincitori del concorso del 2012, mentre i sindacati chiedono che vengano incluse anche altre categorie.

"No" anche ai super poteri del Preside, in particolare al fatto che potrà scegliere gli insegnanti più adatti attingendo dagli albi territoriali in quanto potrebbe portare a forme di clientelismo, agli sgravi per le scuole paritarie e al 5x1000 agli istituti, che potrebbe creare diseguaglianze tra quartieri ricchi e poveri.

Contestato anche il fatto che il personale ATA non viene menzionato nella riforma.,

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