(Teleborsa) -
Ristagna l'inflazione anche negli Stati Uniti, che accusano ancora le ripercussioni del
crollo del petrolio, degli
svantaggiosi tassi di cambio e del rallentamento della domanda mondiale. Questa crescita lenta dei prezzi resta anche
ben lontana dai target fissati dalla Fed ed avrà dunque riflessi sulla strategia di politica monetaria e sullo
slittamento del primo rialzo dei tassi dal 2006 Secondo il Bureau of Labour Statistics, i
prezzi al consumo hanno registrato un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente, come riportato anche a febbraio, risultando ancora
inferiori alle attese degli analisti, che si attendevano un incremento dello 0,3%.
Su base annua l'indice ha segnato un calo dello 0,1% dopo aver segnalato una stabilità il mese precedente (consensus era +0,1%).
Il
core rate, l'indice dei prezzi al consumo depurato delle componenti più volatili quali cibo ed energia, ha evidenziato una
variazione positiva dello 0,2% (+0,2% anche il dato del mese precedente), risultando
in linea con il consensus. Il dato tendenziale si attesta invece all'1,8% dall'1,7% precedente ed atteso.
In particolare, i prezzi della
componente energetica hanno registrato un nuovo aumento pari all'1,1% dopo il +1% precedente, dopo aver riportato pesantissimi cali nei tre mesi precedenti, a causa del crollo del petrolio. I prezzi della della
componente alimentare sono scesi dello 0,2% rispetto al +0,2% precedente.