(Teleborsa) - Non soddisfa tutti il nuovo
Documento di Economia e Finanza (DEF) esaminato ieri dal governo, che dovrà essere inviato a Bruxelles entro fine aprile.
I Comuni hanno già espresso un parere parzialmente negativo, sottolineando che sono gli uniti ad aver pagato il costo della crisi. Lo aveva preannunciato prima della conferenza stampa il Presidente dell'Anci Piero Fassino, alla notizia che la nuova legge di bilancio contiene una
spendig review del valore di 10 miliardi. A queste lamentele il Premier Matteo Renzi ha risposto garantendo:
"Incontrerò i comuni prima di venerdì, se serve anche le Regioni".
Nella conferenza stampa,
Renzi ha spiegato che nel DEF "non ci sono tagli e non c'è un aumento delle tasse" e che la spending review, che vale lo 0,6% del PIL, non comporterà "tagli alle prestazioni per i cittadini" ma
solo una cura dimagrante della macchina pubblica.
Secondo il Premier, nel 2015 vi sarà una riduzione delle tasse per complessivi 21 miliardi: 18 miliardi rivenienti da minori tasse sotto forma di detrazioni e 3 miliardi dall'eliminazione delle clausole di salvaguardia.
Nel documento,
il Governo ha migliorato le stime di crescita per quest'anno, mentre il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha affermato che si tratta di previsioni
più ottimistiche , ma sempre prudenziali. Un miglioramento che poggia
minor costo dell'energia, il
Piano QE della BCE ed il contenimento dello
Spread, che vanno ad aggiungersi a prospettive economiche più rosee per l'Italia e per l'intera Eurozona. Le nuove stime indicano
per il 2015 una crescita allo 0,7% per il 2016 all'1,5%,per il 2017 all'1,5% e per il 2018 all'1,4%.
Secondo Padoan le stime "potranno rivelarsi errate per difetto e più positive", se alla fiducia già espressa dai mercati dovesse aggiungersi la fiducia di cittadini ed imprese.
Quanto ai parametri di bilancio, il
rapporto deficit/PIL si attesterà al 2,6% nel 2015, all'1,8% nel 2016 e allo 0,8% nel 2017 per arrivare ad un azzeramento nel 2018. Confermato anche l'obiettivo di
pareggio del deficit strutturale nel 2017, dopo una correzione dello 0,5% quest'anno e dello 0,4% il prossimo. Il
debito dovrebbe raggiungere il 132,5% del PIL nel 2015 e poi calare al 130,9% nel 2016, al 127,2% nel 2017 ed al 123,4% nel 2018. Il Ministro Padoan ha sottolineato che l'aggiustamento dei conti pubblici "è importante e, allo stesso tempo, di natura espansiva", in quanto permette di liberare risorse per la crescita e rispettare le regole di bilancio.
Quanto alle
privatizzazioni, viene confermato il piano avviato dal governo che però conferma di non voler perdere il controllo delle aziende statali. "Stiamo lavorando intensamente alle
Poste", ha chiarito Padoan, ricordando che sono in via di vendita anche quote di
Ferrovie de
ENAV, ma con tempi non definiti e dettati dalle condizioni di mercato e dalla necessità di "valorizzare al meglio" questi asset. Dalle privatizzazioni, il
Governo conta di avere un contributo positivo al PIL tra l'1,7% e l'1,8% "spalmato" tra il 2015 e il 2018.