(Teleborsa) - La
Tasi si dovrà pagare entro il 16 giugno senza proroghe. E' questo il risultato del
"tira-e-molla" fra Governo e Comuni, che si trascina ormai da qualche tempo e che ha portato ad intense trattative fra il Ministero dell'Economia e l'ANCI, in qualità di rappresentante dei Comuni italiani, per scongiurare un rinvio che avrebbe messo a rischio la fornitura di servizi essenziali per i cittadini.
Ma perché questo caos? Solo 1 comune su 8 ha determinato
l'aliquota da pagare e la parte che spetta all'eventuale inquilino-affittuario, ma il tempo è ormai quasi scaduto, perché la data ultima per presentare le delibere comunali è il
23 maggio prossimo. Una settimana appena. I sindaci dei comuni italiani, paventando uno slittamento, si sono detti pronti a varare le delibere nel più breve tempo possibile, ma sino ad oggi solo mille comuni su un totale di 8 mila hanno già deciso.
Dove nasce il problema? La TASI, ovvero la tassa sui servizi indivisibile, è solo una parte della IUC (Imposta Unica Comunale), che comprende anche la tassazione sulle seconde case (vecchia IMU) e la tassa sui rifiuti (TARI). Ebbene, spetta ai Comuni determinare sia la
maggiorazione per le seconde case (rispetto all'aliquota base dell'1% per mille) sia la
percentuale che spetta agli inquilini di un immobile affittato (che potrebbe variare dal 10% al 30%).
Dunque, il
discorso vale soprattutto per le seconde case, perché i proprietari di prima casa hanno l'opzione di pagare tutto in unica soluzione il 16 dicembre, quando viene versato il saldo. Gli obbligati al pagamento il 16 giugno sono dunque solo i proprietari di seconde case.
Cosa accadrà in assenza di delibera? In proprietari di seconde case verseranno il 50% dell'aliquota base dell'1 per mille, rivalendosi sull'affittuario per una quota annua del 10% (quindi l'inquilino paga il 5% in acconto).