(Teleborsa) - Il nuovo sistema di tassazione per le società attive su Internet, la cosiddetta "web tax", approvata la settimana scorsa in commissione tra gli emendamenti della legge di stabilità, continua a scatenare polemiche.
Cosa è la web tax? Prevede una nuova imposizione fiscale ai giganti di Internet. In pratica obbliga le multinazionali del web, del calibro di Google e Facebook, ad aprire in Italia la partita IVA, cosicché i volumi di vendita realizzati in Italia verranno fatturati nel nostro Paese anziché in altre nazioni con regimi fiscali agevolati, come ad esempio l'Irlanda.
Le entrate prodotte da questa nuova tassazione confluiranno nel fondo per il taglio del cuneo fiscale, dove affluiranno anche quelle derivanti dalla lotta all'evasione.
Per i colossi del settore si tratta di un duro colpo mentre il prestigioso giornale statunitense Forbes ha definito la tassa "illegale", perché sarebbe in disaccordo con quanto previsto dalle normative europee.
Principale promotore della proposta è stato Francesco Boccia, deputato del Pd e presidente della commissione Bilancio della Camera. Le critiche sono giunte dagli stessi esponenti del partito democratico e anche dal neo segretario del partito Matteo Renzi, in occasione del suo primo discorso all'Assemblea nazionale del Pd.
I promotori di questa nuova imposizione fiscale sono convinti che debbano essere cambiate le regole per le società online, perché quelle attuali consentono loro di registrare i propri ricavi presso un'altra società del gruppo che ha sede in un paese con una tassazione più favorevole a quella del Belpaese.