Quando si dice che
"non ci sono più i soldi per pagare le pensioni", si fa riferimento a questo rapporto tra incassi e pagamenti: se mancano i soldi per pagare le pensioni, si blocca il pensionamento di coloro che sono più vicini all'età pensionabile. In questo modo, per un certo numero di anni, costoro continueranno a versare i contributi sulla retribuzione anziché iniziare a percepire la prestazione pensionistica. E' chiaro che poi si fanno tutta una serie di modifiche per abbassare l'importo della pensione: invece di prendere come riferimento l'ultimo stipendio, prima si è fatta la media degli ultimi dieci anni, ed infine il calcolo sull'intera vita contributiva: è un altro modo per raggiungere l'equilibrio finanziario tra prestazioni ed erogazioni.
C' stato un
altro tentativo, più strutturale: quello di creare un doppio regime,
introducendo la "Previdenza complementare". In pratica, si affermava che il sistema di previdenza obbligatoria avrebbe dovuto assicurare il "minimo vitale", mentre il di più doveva essere lasciato alla iniziativa dei singoli. In realtà, per poter funzionare, si sarebbe dovuto ridurre il contributo obbligatorio al minimo, per lasciare una disponibilità di reddito da destinare alla adesione ai Fondi di Previdenza complementare: ma, se si fosse fatto così, si sarebbe mandato a fondo il sistema vigente di previdenza obbligatoria. Per evitare il tracollo, sono stati concessi vantaggi sul piano fiscale, ma in realtà il sistema non ha funzionato: i Fondi sono in crisi. Dipendono come tutti gli investimenti finanziari dalla situazione dei mercati, e soprattutto dalle rendite pagate sui titoli del debito pubblico. Ma, con i tassi negativi degli ultimi anni decisi dalle banche centrali, è stato un disastro.
C'è un altro aspetto da considerare:
le imprese, per risparmiare sui costi, cercano da sempre di utilizzare la manodopera meno costosa, soprattutto quella precaria, e soprattutto di sostituire il lavoro dei dipendenti con le macchine. Il lavoro del centralinista è stato sostituito, come quello del cassiere di banca: se il fatturato rimane identico, la voce dei costi di gestione è cambiata: riducendo il monte salari ed aumentando gli investimenti in apparati che sul conto economico pesano in termini di ammortamento e di spese di manutenzione.
Ciò che cambia, a livello previdenziale, è la quota dei contributi versati:
sul valore della produzione realizzato dalla "macchina" che sostituisce il lavoro dell'uomo non si pagano i contributi. La "macchina" sta a patrimonio, viene ammortizzata sul conto economico e poi cancellata a fine utilizzo, per essere rimpiazzata da un'altra macchina che viene acquisita ricorrendo a nuovi strumenti finanziari. Il vero vantaggio è che il "lavoro" della macchina ha solo un costo finanziario e non contributivo.
"