A Bruxelles fanno i cerchiobottisti: mentre hanno rinviato di un altro anno ancora la operatività del Fiscal Compact,
la Commissione ha mandato segnali di forte preoccupazione per la situazione italiana: ripete il solito mantra delle riforme, liberalizzazioni e fisco, mentre ha tolto il piede dall'acceleratore per la giustizia e le pensioni. Fanno politica pure loro, visto che sono temi divisivi dal punto di vista istituzionale e sociale.
Il
catenaccio sull'Italia è stato chiuso a tripla mandata: se non fa le riforme concordate non ottiene i fondi per gli investimenti programmati con il PNRR; e se non ottiene questi fondi per investimenti la economia va subito in recessione.
Le spese per investimenti iscritte nel bilancio dello Stato sono infatti prevalentemente finanziate dal NGUE, i 209 miliardi di fondi europei legati alla attuazione del PNRR attraverso la erogazione di prestiti condizionati alla attuazione delle riforme.
Niente scostamenti ulteriori di bilancio, dunque, cioè niente maggiori deficit per affrontare le sempre nuove emergenze, controllo ferreo della spesa corrente che ha ripreso a crescere, impegno a ridurre il debito.
Non possiamo andare avanti ad occhi chiusi: nella misura in cui si rispettano i vincoli europei, quali che essi siano ed anche se non ci piacciono affatto, abbiamo tutto il diritto a pretendere una garanzia di protezione rispetto alle ubbie dei Mercati ed alle tempeste finanziarie che hanno origini ed obiettivi spesso oscuri.
Bloccare gli spread, prima che sia troppo tardi Allacciare le cinture non basta
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