A questo punto, occorre tirare le conclusioni. Visto che:
- l'inflazione americana si riduce come conseguenza della stretta monetaria della Fed;
- il potere di acquisto in termini reali dei consumatori americani rimarrà più alto di quelli europei per l'indebolimento dell'euro che rende più care le loro importazioni;
- la stessa debolezza dell'euro rende più convenienti per i consumatori americani comprare le merci vendute;
- la stessa cosa avviene nei confronti del Giappone e dello yen;
- la bilancia commerciale americana è strutturalmente in rosso e nel 2021 ha raggiunto lo sbalorditivo passivo di oltre 800 miliardi di dollari, peggiorando di circa 200 miliardi rispetto all'anno precedente;
- la posizione internazionale finanziaria netta degli Usa a fine 2021 è stata complessivamente negativa per oltre 18 mila miliardi di dollari, e che le passività verso l'estero per investimenti di portafoglio sono state pari a 28 mila 586 miliardi di dollari a fronte di attività allo stesso titolo per 16 mila 442 miliardi di dollari
ne deriva che il rafforzamento del dollaro e l'aumento dei tassi di interessi in dollari peggiorerà ulteriormente la bilancia dei pagamenti correnti degli Usa: aumenteranno le importazioni, diminuiranno le esportazioni e costerà più caro il servizi dei loro stessi debiti denominati in dollari.
Gli
Usa devono finanziare un disavanzo commerciale annuo strutturale e crescente, e devono anche remunerare un debito estero già enorme: se è indispensabile attirare i capitali sul dollaro, costi e rischi sono sempre più gravi.
Usa, Bilancia dei pagamenti verso il precipizio Danni collaterali del Super Dollaro(Foto: TheDigitalArtist / Pixabay)
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