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Danni collaterali del Super Dollaro

USA, Bilancia dei pagamenti verso il precipizio


Le conseguenze internazionali della stretta sul dollaro

a) Maggiori costi per che ha debiti in dollari

Se il dollaro è una moneta globale, e ci sono contratti di finanziamento in dollari dappertutto in giro per il mondo, ne consegue che questa decisione ha effetti globali: tutti coloro che si sono indebitati in dollari a tassi variabili e tutti coloro che d'ora in avanti vorranno indebitarsi in dollari dovranno accollarsi un maggior costo di finanziamento.

b) Gli alti tassi di interessi americani spostano i capitali sul dollaro, e così Euro e Yen si svalutano

La decisione della Fed di alzare i tassi di interesse sul dollaro ha indotto i capitali a spostarsi su questa valuta. Gli Usa importano nuovi capitali dal resto del mondo, soprattutto dall'Europa e dal Giappone, visto che i tassi ufficiali di interesse decisi dalla Fed sono superiori sia a quelli europei decisi dalla Bce che a quelli giapponesi decisi dalla BoJ.

Il vigoroso trasferimento di capitali sul dollaro, con la maggiore richiesta di questa valuta a fronte della cessione di euro e yen, ha determinato il rafforzamento della sua quotazione. Mentre l'euro si sta svalutando da un anno a questa parte, picchiando sempre più verso il basso in vista della parità, anche lo yen sta seguendo lo stesso percorso di indebolimento.

La PBoC, la Banca del Popolo cinese, sta tenendo sotto strettissimo controllo il cambio con il dollaro, svalutando lo yuan in modo impercettibile.

c) Con il rafforzamento del dollaro fatto a spese di Euro e Yen, gli Usa esportano inflazione

Ci sono ulteriori effetti di questa decisione monetaria della Fed, sul piano della inflazione, che derivano sul piano del commercio internazionale dalla svalutazione dell'euro e dello yen rispetto al dollaro.

Per economie di trasformazione come quelle europee, in particolare di Germania, Francia ed Italia, e come quella del Giappone, la svalutazione dell'euro e dello yen rispetto al dollaro comporta un corrispondente aumento dei costi delle importazioni per tutte le materie prime e le merci che sui mercati internazionali sono quotate in dollari. Mentre una impresa americana continua ad importare in dollari, e dunque senza variazioni di costo perché adopera la sua stessa valuta, una impresa dell'eurozona o giapponese che deve comprare merce sempre in dollari, per acquisirli deve versare un maggior numero di euro o di yen sopportando il costo aggiuntivo che corrisponde alla svalutazione che è intervenuta nel tasso di cambio.

Questo differenziale dei prezzi delle importazioni a danno delle imprese europee e giapponesi comporta un maggior costo che si scarica prima sui prezzi delle produzioni e poi quelli al consumo: la decisione della Fed ha esportato inflazione in Europa ed in Giappone.

Il rafforzamento del dollaro ed i più elevati tassi di interesse sui debiti in dollari affonderanno definitivamente gli squilibri strutturali della bilancia dei pagamenti degli Usa

Per contribuire ulteriormente alla riduzione dei prezzi al consumo, il governo statunitense ha deciso di sospendere temporaneamente una serie di dazi che colpiscono le merci importate dalla Cina e che furono adottati dalla Amministrazione Trump per cercare di ridurle a favore della produzione interna: i consumatori pagano infatti un costo aggiuntivo, una imposta che viene incamerata dal Fisco statunitense.
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