Vediamo allora il
cambio tra euro dollaro, per capire
come si mosse alla vigilia della crisi: cominciò a migliorare senza sosta a favore della valuta europea, che dunque si rafforzava sul dollaro, già a partire dal gennaio 2006, quando quotava 1,18. Raggiunse il livello più alto della storia nel novembre del 2008 con il livello di 1,58. Andò in picchiata subito dopo, perché i capitali americani parcheggiati in Europa furono richiamati di corsa per coprire le enormi perdite che nel frattempo si erano verificate in America. Erano stati messi al coperto, investiti in euro, come in un salvadanaio: se fossero stati impiegati in America, sarebbero stati travolti.
Guardiamo ora all'andamento del cambio a partire
da un anno a questa parte: l'euro si sta svalutando in continuazione sul dollaro. Mentre quotava 1,21 il 1° maggio del 2021, è arrivato ad 1,07 in questi giorni perdendo il venti per cento del valore.
I capitali volano via dall'Europa già da un anno, soprattutto perché la Fed è stata più rapida nell'anticipare la necessità di procedere rapidamente alla chiusura di un ciclo di eccezionale espansione monetaria che era ripreso con la epidemia di Covid nei primi mesi del 2020.
I tassi di interesse nominali sui titoli americani sono sempre stati positivi, a differenza di quelli sui titoli di Stato europei che sono virati per anni in negativo penalizzando in modo straordinario gli investitori. Questa è stata la prima ragione della variazione del cambio: la richiesta di dollari in cambio di euro fa sì che l'euro perda di valore ed il dollaro aumenti di valore.
A partire da gennaio scorso, quando il cambio era ancora pari a 1,14, la discesa si è fatta precipitosa: le tensioni internazionali che hanno portato alla guerra in Ucraina sono stati un ulteriore segnale di allarme per i detentori di capitali impiegati in euro. In pratica,
l'euro si è svalutato ancora del 7% in quattro mesi.
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