L'
Italia, in questi ultimi dieci anni è riuscita con moltissimi sacrifici a ribaltare il segno negativo della sua bilancia commerciale e della sua posizione finanziaria internazionale netta. Con la feroce stretta fiscale del governo Monti e riducendo continuamente i salari, le importazioni dall'estero sono crollate mentre
l'export è tornato competitivo: abbiamo assorbito solo così lo shock dell'euro troppo forte, che ci penalizzava dal 2001. Un po' alla volta, la somma delle attività finanziarie e dei debiti netti dell'Italia verso l'estero, ivi compresa la quota del debito pubblico italiano detenuta da non residenti, è stata superata dalla somma delle attività finanziarie estere e dei crediti verso l'estero che sono detenuti dai residenti in Italia. Questo vuol dire che, se ipoteticamente si dovessero saldare tutti i conti di dare e avere, gli Italiani avrebbero diritto a ricevere una somma netta dall'estero. Siamo creditori netti e non debitori.
C'è una diretta correlazione dunque tra l'enorme debito pubblico italiano, di cui una parte è detenuta da Fondi di investimento, Banche, Assicurazioni e privati stranieri,
e la posizione finanziaria netta: in pratica, questi stranieri sono rassicurati dal fatto che la loro quota di debito pubblico italiano è garantita da altrettante attività finanziarie e da crediti che l'Italia ha verso l'estero.
Tutto si regge finché è chiaro a tutti che l'Italia non compra dall'estero a credito, indebitandosi.
Se i conti commerciali con l'estero dovessero andare in rosso, come purtroppo è stato rilevato dall'Istat per quanto riguarda le relazioni extra-Ue del mese di febbraio scorso, entreremmo in un'area di pericolosissima instabilità.
Se i conti commerciali vanno in rosso, il debito pubblico italiano non regge Saldi esteri da brivido
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