In Europa, ci sono frenate, accelerazioni e nuove frenate. Mentre le regole del Fiscal Compact sono state sospese per via delle condizioni macroeconomiche avverse, il MES viene riformato, ed ancora rinviato il completamento della Banking Union per un sistema generale di tutela dei depositi, abbiamo assistito al varo del NGUE, un piano straordinario focalizzato sugli interventi volti ad accelerare la transizione energetica, la sostenibilità ambientale, e la innovazione tecnologica in campo informatico, tenendo in gran conto la coesione territoriale e sociale.
Queste sono le speranze, forse illusioni:
con il NGUE si cerca una via di uscita rispetto alla marginalizzazione economica e strategica di cui l'Europa soffre a livello globale ed alle tensioni manifestatesi con la elezione al Parlamento europeo di componenti sovraniste che hanno rimesso in discussione il processo iniziato con il Trattato di Maastricht, nel '92, a valle della Riunificazione della Germania ed in vista della estensione ad Est, per accogliere i Paesi ex-comunisti.
C'è paura: i dibattiti sull'extra-debito derivato dagli "interventi pubblici pandemici", magari da trasferire al MES, e quelli sulle nuove regole sui deficit ed i debiti pubblici dimostrano che la fine delle politiche non convenzionali della BCE, che ha proceduto da anni alla sistematica repressione finanziaria dei mercati portando i tassi di interesse a livelli nominali negativi, possono fare riesplodere le tensioni che caratterizzarono il biennio 2010-2012.
Dopo la crisi sanitaria, il debito italiano si è ingigantito: senza adeguate misure,
un default provocato dalla speculazione potrebbe portare al collasso dell'euro. Anche se prima dell'Italia c'è la Grecia, poi ci segue la Francia: è tutto il sistema che va messo in sicurezza.
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