C'è un errore fondamentale, da cui si sta uscendo a stento:
i tassi nominali negativi sui bond, che è stato determinato dal modo con il quale la BCE ha gestito il PSPP. Ha comprato, infatti, per parità di trattamento, anche i titoli di Stato che venivano considerati safe asset, come i Bund tedeschi, che non solo erano già scarsi sul mercato ma già rendevano pochissimo per il ridotto rischio sotteso.
I
rendimenti nominali negativi di questi anni hanno determinato una
forte riduzione dei proventi di Assicurazioni, Fondi previdenziali e Banche. Anche la nuova liquidità non è entrata tutta nel circuito dell'economia reale attraverso il credito: visto che i titoli di Stato sono considerati risk free dal punto di vista dell'assorbimento del capitale a fini prudenziali, le Banche hanno preferito acquistare titoli di Stato, anche rimettendoci con i tassi nominali negativi, piuttosto che assumersi il rischio di aumentare il credito e quindi anche le riserve di capitale a copertura dei rischi.
C'è stato dunque un
cortocircuito nel sistema bancario tra la convenienza a detenere titoli di Stato, anche se con rendimenti nominali negativi, la riduzione dei margini di interesse che ne è derivata e l'aumento del costo del capitale necessario per coprire i rischi derivante dalla erogazione del credito. Un Paese come l'
Italia, per definizione "
bancocentrico" e con un enorme debito pubblico,
ha visto progressivamente sterilizzarsi il canale creditizio.
La BCE condizionata da vincoli, asimmetrie strutturali e troppi errori Silenzio a Francoforte
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