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Silenzio a Francoforte

La BCE condizionata da vincoli, asimmetrie strutturali e troppi errori


Il fatto è che, a partire dal 2020, a causa della pandemia e delle limitazioni delle attività economiche e sociali volte a ridurre i contagi, si sono accumulati nuovi problemi:
  • i debiti pubblici sono cresciuti notevolmente per sostenere le famiglie e le imprese;
  • molte situazioni di sofferenza non sono ancora emerse per via delle garanzie pubbliche concesse alle imprese sulle erogazioni di liquidità erogare dalle banche;
  • i rialzi dei prezzi dell'energia elettrica, del gas e di tante materie prime stanno facendo lievitare i costi delle imprese e riducendo il potere di acquisto delle famiglie;
  • lo spazio per nuovi "scostamenti" di bilancio in deficit si è fatto sensibilmente più limitato, se non ormai nullo.

La spinta propulsiva che era stata prospettata a partire dal luglio 2020 con il NGUE si è andata progressivamente esaurendo, per tre motivi:
  • la transizione energetica volta alla completa decarbonizzazione della produzione è oggetto di ripensamento a Bruxelles, con la definizione di una nuova "tassonomia" che includerebbe il gas ed il nucleare come fonti ammissibili nella fase di transizione;
  • solo l'Italia, e per pochi spicci la Spagna e la Romania, ha richiesto di poter accedere ai loan (prestiti) in aggiunta ai grant (erogazioni a fondo perduto) riducendo enormemente l'impatto teorico degli investimenti che sarebbero stati finanziati con i fondi reperiti sul mercato da Bruxelles;
  • i grant che verranno erogati ai singoli Stati sulla base del NGUE si fondano su corrispondenti aumenti delle risorse proprie della Unione, e quindi si tratta di una partita di giro da coprire con nuove tasse. Gli aumenti di quelle sulla plastica non riciclata ed altri proventi ambientali sono rimasti ancora da definire concretamente.
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