Ed infatti,
in questi giorni il prezzo del grano duro è quasi raddoppiato rispetto alla fine di giugno scorso: in Italia, la forbice va dal minimo di 446 al massimo di 527 euro/tonnellata. Gli agricoltori che hanno venduto a luglio il loro grano si sono visti sfumare una fortuna a favore degli intermediari e dei grandi compratori.Gli agricoltori che non hanno ancora venduto il raccolto, aspettano ancora, sperando in qualche altro piccolo aumento in vista del Natale.
Per il grano siamo in periodo di semina, e
la questione si complica assai visto che l'aumento del prezzo dei fertilizzanti e del gasolio per uso agricolo incide fortemente sui costi degli agricoltori. Chi ha venduto a giugno/luglio, e sono coloro che avevano fretta di farlo per saldare i debiti, sta nei guai: probabilmente non semina affatto, o riduce la superficie seminata. Chi ancora non ha venduto sta stretto con i tempi: deve affrettarsi per ricominciare il ciclo produttivo. E già fa il conto per capire a quanto dovrà vendere il nuovo raccolto per coprire i maggiori costi che sta per affrontare.
Gli agricoltori sono ancora una volta l'anello più debole della catena del valore: per quanto possa essere ampia la superficie di terreno che ciascuno di loro coltiva, i prezzi del grano hanno un andamento a livello nazionale e globale che non possono assolutamente controllare, così come non controllano i costi delle sementi, dei fertilizzanti, del gasolio per le macchine agricole.
Viviamo dunque in un continuo paradossoI prezzi salgono anche se la produzione mondiale è aumentataIl Prezzo del Grano e la Catena del Potere(Foto: Melissa Askew on Unsplash)
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