Il secondo fattore dirompente è quindi la progressiva
digitalizzazione dei pagamenti: visto che sono tutti necessariamente appoggiati sui conti correnti, le banche trasferiscono denaro da un soggetto all'altro e tra di loro, come operatori di moneta elettronica. E' un mestiere moderno, che però non c'entra nulla con la erogazione del credito.Riducendosi progressivamente la quantità di moneta cartacea ed ancor più di quella metallica in circolazione, visto che con questi mezzi fisici si soddisfa una quota sempre più piccola dei pagamenti,
c'è un aumento parallelo della percentuale dei depositi bancari usati esclusivamente per i pagamenti in forma elettronica. Visto che le Banche devono iscrivere comunque all'attivo una contropartita per questa
liquidità depositata, che va iscritta al passivo in quanto rappresenta un debito verso i depositanti, non se ne esce:
se è impiegata in titoli di Stato, vanno in perdita; se la tengono in deposito presso la BCE sono penalizzate. Negli Usa,
la Fed non ha fatto questo errore catastrofico: i rendimenti dei titoli del Tesoro americano sono sempre tutti positivi, anche sulle scadenze più brevi, e non c'è mai stata nessuna penalizzazione per i depositi delle Banche presso la Fed relativamente alle somme ulteriori rispetto alla riserva obbligatoria. Al contrario, le Banche americane ottengono un provento da questi depositi, somme che vengono date a prestito come Fed Funds alle altre Banche che abbiano necessità di liquidità.
Un decennio di errori che ci penalizza tutti. Tassi negativi, Qe e Pagamenti digitali: il gran pasticcio della BCE
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