Le
banche usavano per queste iniziative parecchio del risparmio depositato, sottoscrivendo i
titoli di debito emessi dagli "sviluppatori", entità finanziarie che facevano da intermediari con i costruttori degli immobili e poi con i compratori di questi. E molti cinesi, soprattutto gli imprenditori benestanti, non solo hanno usato i propri risparmi per comprare una prima casa, ma ne hanno comprato anche una seconda ed a volte altre ancora, magari indebitandosi, contando sul fatto che i prezzi salivano in continuazione: si erano indebitati per una casa che inizialmente valeva cento, ma questa cresceva rapidamente di valore.
Arricchimento facile e speculazione, a tutti i livelli: un po' come accadde negli
Usa fino alla
crisi dei sub-prime.
Anche in
Cina si sentono gli effetti indiretti della
recessione causata dalla crisi sanitaria: sono cominciati a venir meno sia i presupposti di solidità finanziaria e di crescita economica che erano stati riacquistati dopo gli interventi straordinari di cui si è detto, considerando soprattutto la ripresa della domanda mondiale.Mentre gli spill-over della crisi americana del 2008 erano stati superati, la gran parte dei debiti contratti per superarli era rimasti ancora da pagare: la nuova
crisi sanitaria del 2020 ha fatto da detonatore. Ecco da dove nasce la crisi potenzialmente sistemica che viene affrontata in questi mesi dalle autorità cinesi, a livello sia politico che di sorveglianza finanziaria: gli speculatori che si sono arricchiti non riescono a far fronte ai propri impegni, il
valore di carico degli asset immobiliari che avevano dato come garanzia agli investitori che avevano comprato i loro bond
è troppo alto per il mercato. Non riescono dunque a vendere e ad incassare per onorare gli impegni: questo è il pericolo di
default sistemico che si intravede.
Le
autorità politiche di Pechino e la sorveglianza finanziaria non hanno nessuna intenzione di dare un colpo di spugna, con un intervento di salvataggio pubblico: farebbero un regalo agli speculatori, che sarebbe socialmente indigeribile. E' in corso un regolamento di conti interno, una sorta di processo politico, che taglia le unghie ai tanti, forse troppi, che si sono arricchiti in questa maniera. Non solo, ma diversamente dagli Usa e dall'Europa, in
Cina non c'è stata la enorme immissione di liquidità che ha fatto salire enormemente i valori azionari delle imprese, nonostante la profonda recessione: c'era già troppo debito in giro, e la nuova liquidità avrebbe fatto da acceleratore, se non da detonatore, di una crisi finanziaria davvero devastante.
Le quotazioni del sistema finanziario ed industriale cinese non sono gonfiate come quelle americane e gran parte di quelle europee: tendono anzi al ribasso, a mano a mano che la crisi di assestamento si prolunga.
"