Per ovviare alla cronica disoccupazione, il Governo Conte I ha materializzato l'utopia politica del M5S, la promessa elettorale con la quale avevano guadagnato milioni di voti: il
reddito di cittadinanza.
Questa misura assistenziale, che tiene luogo di un assegno universale di disoccupazione che in Italia non è mai stato introdotto, è stata accompagnata dalla istituzione di un apparato pubblico nazionale, l'ANPAL, che avrebbe dovuto prendersi carico dei titolari del reddito di cittadinanza al fine di offrire in alternativa un lavoro. La verità è che
i centri per l'impiego dipendono dalle Regioni e che le Agenzie private di lavoro interinale hanno continuato a svolgere la loro attività di intermediazione della manodopera.
Niente a che vedere, dunque, né con i
Pôle emploi francesi, né con il sistema pubblico tedesco che gestisce i
mini-job e con le provvidenze pubbliche che vengono erogate a livello locale per integrare questi redditi che sono inferiori al livello di sopravvivenza.
In Germania ci si trova di fronte ad un colossale sistema di aiuti di Stato alle imprese: queste ultime pagano salari molto bassi, esentasse, e scaricano sulla collettività il costo della differenza. In fondo, sono le imprese ad essere sussidiate.
C'è da dire, poi, che
in Italia non esiste una determinazione legislativa circa il livello minimo salariale per ora lavorata:
i Sindacati, infatti, vi si sono sempre opposti, perché si lederebbe la loro funzione di parte contrattuale. E, d'altra parte, il salario minimo orario è stabilito un po' dappertutto: tanto negli Usa, dove i Sindacati sono assai poco presenti, quanto in Germania dove ne esistono di potentissimi nel settore metalmeccanico, con l'AEG-Metal. Va pure sottolineato il fatto che
in Germania il salario minimo orario è differenziato geograficamente: nei Lander Orientali, quelli che facevano parte della ex-DDR, così come a Berlino, il livello è ancora più basso rispetto al resto della Germania.
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