Negli USA c'è, d'altra parte, la consapevolezza della transitorietà di questa autosufficienza energetica: tra una decina d'anni, o magari qualcuno in più, questi giacimenti di scisto non saranno più in grado di assicurarla e si dovrà ricorrere nuovamente alle importazioni di prodotti energetici.
Nel frattempo, i principali Paesi esportatori di gas e petrolio, in particolare la
Russia e l'
Iran che si collocano in un'area geopolitica estranea all'influenza americana, si sono assicurati lauti incassi, indispensabili per il finanziamento delle rispettive importazioni.
La Cina, a sua volta, è diventata uno dei principali importatori di prodotti energetici: la sua crescita economica, nonostante le ottimizzazioni ed i risparmi, comporta comunque un aumento dei consumi energetici che vengono soddisfatti soprattutto con importazioni da Russia ed Iran. Anche l'Arabia Saudita, antico e fedele alleato degli USA, sta tra i fornitori.
L'Unione europea, avendo rinunciato alla prospettiva di costruire nuove centrali nucleari, e sostenendo da una parte il risparmio energetico e dall'altra la produzione di energia da fonti rinnovabili, ha compiuto passi consistenti in avanti.
Rispetto alla volontà americana di mantenere il proprio ruolo egemone a livello globale, la Russia, l'Iran e la Cina costituiscono, anche se per motivi diversi, un insieme di antagonisti che possono essere fortemente indeboliti usando come leva la lotta al cambiamento climatico e soprattutto la
decarbonizzazione dell'economia.
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