Gli Stati Uniti sono i più grandi debitori al mondo. La loro colpa è aver abbandonato sin dagli anni Ottanta l'industria manifatturiera, la Old Economy, a favore della New Economy. Mentre la prima assicura occupazione stabile e redditi dignitosi, la seconda crea colossi tecnologici che svettano per il loro valore di Borsa.
I dati sono impressionanti: alla fine del terzo trimestre dello scorso anno, la
posizione debitoria finanziaria netta degli USA verso l'estero (IIP) ha raggiunto il
record negativo di 13.950 miliardi di dollari: a fronte di attività detenute per 29.410 miliardi ha passività per 43.360 miliardi. Rapportata al PIL, è arrivata al 66%.
Per fare un paragone, stanno messi peggio solo i Paesi colpiti dai default bancari e del debito pubblico a seguito della crisi finanziaria del 2008: l'
Irlanda ha un debito estero pari al 172% del PIL, la
Grecia al 151%, la
Spagna al 74%.
La
Francia ha passività nette pari al 23% del PIL, mentre l
'Italia è in sostanziale pareggio visto che ha passività nette per appena 28 miliardi di dollari, pari all'1,7% del PIL. Il recupero dell'Italia, che era sempre stata importatrice di capitali e quindi debitrice netta, è stato determinato da un avanzo strutturale, a partire dal 2011, delle partite commerciali con l'estero.
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