L'
immissione straordinaria di liquidità in dollari, euro e yen, ha avuto effetti sui cambi: l'euro, in particolare, si è molto rafforzato sul dollaro, mentre il 22 marzo scorso, nel pieno della crisi epidemica, la moneta europea era debolissima sul dollaro, visto che stava quasi alla parità: con un euro si compravano solo 1,07 dollari. Il 1° agosto la moneta europea si era rafforzata sul dollaro, tanto che con un euro si compravano ben 1,18 dollari.
Il merito di questa rivalutazione dell'euro va agli
swap tra dollari ed euro che sono stati operati dalla Fed: quest'ultima acquista euro a termine dalla BCE rifornendola in cambio dei dollari che servono alle banche europee per onorare i debiti contratti in dollari nell'Eurozona. C'è anche l'effetto dovuto al rimpatrio in Europa degli interessi pagati sugli investimenti finanziari in dollari: si vendono dollari per comprare euro, con il risultato di aumentare il valore della moneta unica europea. Il risultato della
rivalutazione dell'euro sul dollaro è favorevole per la bilancia commerciale degli Usa, che in questa maniera non devono contrastare una maggiore convenienza delle merci europee rispetto a quelle prodotte in America. Di converso, la
svalutazione del dollaro rispetto all'euro favorisce l'export statunitense nell'Eurozona.
E' accaduto lo stesso nel
rapporto tra il dollaro e lo yen giapponese. Quest'ultimo si è rivalutato sul dollaro come è accaduto per l'euro: se il 23 marzo scorso con un dollaro statunitense si compravano ben 110,8 yen, il 1° agosto se ne compravano appena 105,8. Anche in questo caso, la svalutazione del dollaro sullo yen è positiva per la bilancia commerciale Usa.
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