Il mondo delle monete è bello perché è vario.
La
Fed, la
BCE e la
BoJ, per contrastare gli effetti recessivi della epidemia di Covid-19,
immettono liquidità a manetta sui mercati finanziari comprando rispettivamente titoli di Stato del Tesoro americano, emessi dai Paesi aderenti all'euro e dal Tesoro nipponico.
Mentre proclamano ufficialmente l'obiettivo di evitare la deflazione dei prezzi al consumo, ottengono il risultato concreto di deprimere i tassi di interesse sui debiti pubblici, che sono in territorio negativo sulle emissioni decennali: i rendimenti delle obbligazioni statunitensi, giapponesi e tedesche sono rispettivamente dello 0,597%, 0,023% e -0,515%.
Comprando titoli di Stato, considerati "
safe asset" dal mercato, creano una
concorrenza tra gli investitori che si accontentano di tassi risibili pur di tenere i propri capitali al sicuro. Ne beneficiano i conti pubblici, portati in deficit per sostenere l'economia in recessione, poiché si finanziano a tassi estremamente convenienti. Nel caso dei tassi negativi pagati sui Bund a 10 anni, gli investitori pagano per essere creditori dello Stato tedesco: si accontentano di rimetterci sul capitale, piuttosto che rischiare con altri asset. Un'altra conseguenza di questa immissione continua di liquidità è la disponibilità di risorse a costi irrisori per coloro che vogliono effettuare acquisti in Borsa: nonostante i pessimi risultati dell'economia reale e le prospettive non tranquillizzanti, i corsi azionari sono rimasti pressoché invariati.
Il mondo della finanza non può che ringraziare le Banche centrali di Usa, Eurozona e Giappone.
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