Basta stare con il naso per aria, a cercare una ispirazione sul da farsi. Non è dalle audizioni degli Stati Generali di Villa Pamphili che si troverà il bandolo della matassa.
Non è così che si nobilita l'Italia: si trasforma la Storia in cartapesta.
Bisogna guardare indietro, per capire il futuro dell'Italia.
Il nostro destino non è quello di trasformarsi definitivamente in una Disneyland mediterranea, in una Florida per pensionati tedeschi e scandinavi.
Queste sono le idee nane che hanno già ridotto Venezia, Firenze e Roma in una sorta di luna-park per turisti senza meta. Che passano da un museo all'altro senza coscienza della Storia e da un bar all'altro in cerca di stordimento.
Stiamo svendendo secoli di Storia, bellezze impareggiabili per quattro spicci: scenari buoni solo per vendere panini, pizzette e bibite gassate.
Al contrario,
la vocazione dell'Italia è nella produzione flessibile, nell'adattamento continuo, nella capacità di tenere insieme cultura, arte e tecnica.
L'Italia deve tornare ad essere un
centro culturale, artistico, formativo per le nuove generazioni di tutto il mondo. E' già un polo di attrazione formidabile per i giovani che vogliono studiare, crescere in continuità con le tradizioni artistiche, gli stili letterari, le tecniche di avanguardia, i pensieri scientifici liberi.
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